domenica 18 settembre 2011

La THEATRE ADDICTED si trasferisce nella STANZA DI OFELIA

Questo blog è nato il 24 ottobre 2010 dal bisogno di condividere le mie impressioni sugli spettacoli teatrali che hanno riempito e scandito questi nove mesi.
Gradualmente ho affinato il mio stile e ho approfondito il mio senso critico: le impressioni iniziali si sono trasformate in recensioni. E', quindi, arrivato il momento di cambiare anche veste grafica e di approfondire i contenuti.
Theatre addicted lascia il posto a LA STANZA DI OFELIA : lo spirito che scorre nel blog è immutato e immutabile - una passione senza limiti e senza sconti per questa forma d'arte in cui cerco e trovo me stessa e il mio presente.

Ringrazio tutti coloro che mi hanno dato i consigli preziosi che hanno fatto maturare la sottoscritta - e, di riflesso, anche il blog. Soprattutto ringrazio tutti coloro che hanno creduto e sostenuto questo progetto nato per gioco, e che del gioco ha sempre mantenuto la sincerità e l'onestà.

Mi auguro di ritrovare tutti nelle stanze di Ofelia, e mi auguro di ritrovare nei cassetti, negli armadi, negli angoli i vostri commenti, le vostre opinioni, i vostri pensieri. O semplicemente la vostra presenza, anche silenziosa.

Arrivederci....venite a trovare Ofelia nelle sue stanze!!!

sabato 16 luglio 2011

L'insostenibile pesantezza della vita: Sarah Kane e Amleto

Un viaggio nella materia densa e torbida di una mente ormai martoriata: dalla malattia - la depressione, dalla sofferenza che l'ha vinta spingendola al suicidio, giovanissima ma già arrivata sul fondo della sopportazione della difficoltà di vivere, di trovare il proprio posto nella società, di stringere relazioni umane.
"Psicosi delle 4 e 48" descrive il delirio estremo di Sarah Kane, scandalosa e acuta scrittrice inglese: 4 e 48, l'ora in cui l'angoscia arriva a farle visita, segna il momento della fine.
I frammenti di questa mente sono messi in scena da Maurizio Lupinelli con scelta registica di fortissima efficacia: lo spettacolo nasce in una sala di dimensioni ridottissime del Castello Pasquini, trasformata in una scatola nera per accentuare il senso di claustrofobia che scaturisce dal testo. La luce e' quella delle 4 e 48 del mattino: un buio, più che una luce, da cui affiora una materia umana, quella di Elisa Pol, tesa, trattenuta, costruita con cesellatura minuziosa su ogni singola parola - nella ricerca della zona d'ombra da cui scaturiscono i pensieri.
Questo di Sarah Kane e' un testo molto frequentato ultimamente, nell'alveo, pero', di una recitazione naturalistica. Se ne distacca in maniera netta Lupinelli, che costringe l'interprete a uno sforzo costante di astrazione dei toni e dei gesti. Il risultato e' intrigante per la profondità' in cui scende la comprensione e la forza dei pensieri dell'autrice.
Dal buio radente dell'unico proiettore proviene una voce gutturale, tenuta con grande rigore per tutta la prima parte del testo, quella più concettuosa e scandita in assenza di nessi logici. Piano piano emergono i contrasti e le lacerazioni di un essere umano che non ha trovato in se stessa le risposte necessarie per comprendere le leggi dei rapporti umani. Una mente fragile, abbandonata a se stessa, infine debole.
"Non voglio morire", dice disperata, ma poi aggiunge subito che "questo e' un mondo in cui non mi va di vivere". Riecheggiano le parole di un altro testamento tragico, quello di Sebastian Bosse - giovanissimo autore della strage del 2006 in una scuola tedesca e protagonista del testo di Lars Noren "20 novembre": "Se questo e' il futuro non mi interessa". La resa di Sebastian e' più rassegnata e lucidamente folle. Quella di Sarah Kane e' una sconfitta ("Sono un fallimento come persona") conseguente al silenzio che uccide il suo urlo di aiuto. Gli occhi di chi assiste dialogano con il buio, creando suggestioni che aumentano la sensazione di essere sempre più invischiati in una materia densa, una materia cerebrale torbida e in disfacimento. Le impressioni sonore nascono per suggerire la corsia d'ospedale dal cui letto la protagonista leva il suo grido, ma riescono a sottolineare la discesa verso il buio definitivo, la densità, la pastosita' della mente di Sarah Kane.
Delirante, certo, ma non cosi' distante da noi da non costringerci a interrogarci su quale sia il confine dell'equilibrio mentale. "Muoio per il desiderio vitale di essere amata": condividiamo le stesse emozioni, ma Sarah nega la nostra estraneità nei confronti di gesti estremi facendoci essere sempre vigili verso noi stessi e verso quello che ci aspettiamo dagli altri.

La difficoltà di vivere accompagna anche il personaggio di Amleto, incapace di affrontare l'uccisione del padre e le responsabilità che ne conseguono: la relazione, inaccettabile, tra la madre e lo zio-assassino Claudio, il rapporto con Ofelia, che Amleto non riesce a sostenere.
Il dramma shakespeariano e' stato riscritto da Magdalena Barile, che ha realizzato "Un altro Amleto", messo in scena da Sandro Mabellini (regista che altrove ha dimostrato di saper far emergere luci e ombre dei testi affrontati, soprattutto "Dracula" di Dejan Dukovski e "Tu (non) sei il tuo lavoro").
Il problema, nel cimentarsi con i Classici, sta nel trovarne l'attualità: siamo d'accordo con l'indiscutibile principio brechtiano dell'essere liberi di interpretarli senza eccessivi timori reverenziali; la rilettura, pero', non può prescindere da un peso specifico che escluda il rischio di banalizzazione.
Questo Amleto della Barile non e' "altro" da quello del Bardo: i vestiti contemporanei, cosi' come l'ambientazione in una ricca famiglia imprenditoriale del Nord, non allontanano dal castello di Elsinore. I legami tra i personaggi, le loro intenzioni, i sentimenti rappresentano l'aspetto più potente del testo: ma sono quelli scritti da Shakespeare! Da qui la sensazione che si tratti di un "travestimento" di Amleto che nulla aggiunge al capolavoro originale, confermando ancora una volta che cimentarsi con i grandi Classici, già perfettamente scritti, e' un rischio che forse vale la pena correre in presenza di un'idea forte almeno quanto l'originale. Vestire Ofelia come una ragazzina punk non attualizza il testo, lo banalizza. Come banale suona l'eco delle parole più celebri della storia del teatro di sempre. "Siamo fatti della stessa pasta di cui e' fatto il mare".
Interessante, invece, l'uso del video in dialogo con la scena: troppo esiguo per limitare i dubbi su questo "altro Amleto".
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martedì 5 luglio 2011

Castiglioncello, Inequilibrio XIV - 4^ giornata di festival, 4 luglio 2011

Sensazione di dilatazione del tempo. A Castiglioncello la percezione del tempo e` alterata: tempo sospeso, per la tranquillità del luogo, tra la Pineta Marradi e il lungomare; e tempo densissimo, grazie alla ricchezza del programma che Armunia sta regalando al panorama festivaliero italiano.
Ricchezza che non significa confusione: Inequilibrio e non "disequilibrio".

Come ha detto uno tra gli autorevoli critici accreditati al festival, "anche se si vedono tre, quattro spettacoli di seguito non ci si annoia mai".
Impossibile non trovare stimoli nella varietà di linguaggi ospitati da Armunia: dalla nuova drammaturgia di Massimiliano Civica, alla liricita` dei nuovi lavori firmati da Virgilio Sieni, ai sorprendenti spettacoli per i bambini, fino all'allestimento claustrofobico e potentissimo di "Psicosi delle 4 e 48" di Sarah Kane.
Sono loro i protagonisti di queste prime quattro giornate di festival.
"Attraverso il furore" di Massimiliano Civica e' un lavoro complesso, che porta in scena la parola di Meister Eckhart, pensatore medievale contemporaneo di Dante - e intriso della materia filosofica e delle suggestioni spirituali del periodo. Si alternano e si incastrano tre quadri scritti dal drammaturgo Armando Pirozzi: tre storie indipendenti l'una dall'altra, non un commento ai sermoni, ma vacue istantanee di un uomo e una donna, di cui si colgono i frammenti della loro identità nel momento - vicinissimo e irraggiungibile - dell'incontro.
Il lavoro richiede una seconda visione per essere apprezzato. L'effetto straniante e' provocato dalla distanza tra le vette del pensiero di Eckhart e la quotidianità di storie contemporanee in cui pare di scorgere l'eco di quell'incomunicabilità che tanto e' stata approfondita dal cosiddetto teatro dell'Assurdo.
Tra gli attori vogliamo citare il fascino leggero ma potente di Valentina Curatoli.

Le "star" delle prime giornate sono due generazioni umane che stanno regalando esperienze di partecipazione emotiva incredibili: solo la genialità artistica di Virgilio Sieni poteva intuire e far affiorare il mondo interiore delle nonne e delle bambine.
Nonna Lina, protagonista non dichiarata di "Cinque nonne", sorprendente novantunenne proprietaria del giardino incantato in cui si svolge lo spettacolo, e' a prova di cinismo: nei suoi occhi possiamo vedere la pesantezza, la ricchezza, la sofferenza, la pazienza di tutta una vita. Ci si commuove non per retorica, ma per la forza con cui i suoi occhi si fanno finestra aperta sul giardino del passato.

Linda, Noemi, Emma: sono le tre protagoniste di "Fuga". Sulle note di Balanescu Quartet e Anthony and The Johnson queste undicenni perfettamente impostate tecnicamente descrivono simbolicamente il complicato percorso di scoperta e crescita della propria identità. Ed e' incredibile quanta maturità esprimano nell'interpretazione: ogni sera e' un'emozione capace di toccare corde che, spesso, lasciamo che si atrofizzino.

I bambini stanno riservando sorprese e soddisfazioni a questo festival. Se l'operazione, originale, di far realizzare spettacoli per i più piccoli a gruppi che solitamente si rivolgono al pubblico adulto (Kinkaleri, Babilonia Teatri, Teatro Sotterraneo) sta spiazzando il pubblico, le merende letterarie di Fosca stanno letteralmente catturando bambini e genitori. Abbandonando la stantia formula dello spettacolo con i bambini seduti ad osservare, per poi ricevere alla conclusione la merenda, Fosca propone un momento in cui i bambini possono stare all'aperto (in questo caso nella cornice bellissima del Parco del Castello), giocare con gli attori, scegliere il percorso di fruizione più naturale per loro, in mezzo alle azioni simultanee dei protagonisti dei testi letterari raccontati: le favole di Esopo, "La fattoria degli animali", "Alice nel paese delle meraviglie".
I bambini sono coinvolti in un'esperienza formativa ed educativa pensata dal loro punto di vista: il segreto del successo di Fosca e' che rispondono alle esigenze dei bambini.
Aspettiamo con tanta curiosità la lotta nel fango che animera' l'ultimo weekend del festival alla Pineta Marradi.


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