sabato 30 aprile 2011

CHI E' DI SCENA! dal 2 all'8 maggio

Dopo il periodo pasquale, in cui molti teatri hanno diminuito la programmazione, torna una settimana ricca di incontri e debutti.

LUNEDI'2 MAGGIO
REPLICA STRAORDINARIA
DONKA - UNA LETTERA A CECHOV
testo e regia di Daniele Finzi Pasca
Piccolo Teatro Strehler
Largo Greppi, 2 - tel. biglietteria 848.800.304

INCONTRI
STORIA DELLA COLONNA INFAME
Presentazione dello spettacolo in scena al Teatro Crt
Interverranno Silvio Castiglioni ed Emanuela Villagrossi
Libreria Popolare di Via Tadino - ORE 18.30
Via Tadino, 18 (MM1 Porta Venezia)

DIALOGO CON DANIO MANFREDINI
In occasione degli spettacoli di Manfredini presentati al Teatro Franco Parenti la Biblioteca Sormani gli dedica un incontro.
Modera Oliviero Ponte di Pino
Biblioteca Sormani/Sala del Grechetto - ORE 18.30
Via F. Sforza, 7
MARTEDI' 3 MAGGIO
DEBUTTI
TRE STUDI PER UNA CROCIFISSIONE
di e con Danio Manfredini
Teatro Franco Parenti - 3 e 4 MAGGIO
Via Pier Lombardo, 14 - tel. 02/59995206

IL VECCHIO E IL CIELO
testo e regia Cesare Lievi
Piccolo Teatro Grassi - FINO AL 9 MAGGIO
Via Rovello, 2 - tel. biglietteria 848.800.304

LA GILDA DEL MAC MAHON
di Giovanni Testori
Teatro Out Off - FINO AL 22 MAGGIO
Via Mac Mahon, 16 - tel. 02/34532140


IMPROVVISAMENTE L'ESTATE SCORSA
di Tennessee Williams
regia di Elio De Capitani
Teatro Elfo Puccini/Sala Shakespeare - FINO AL 29 MAGGIO
Corso Buenos Aires, 33 - tel. 02/00660606
 
MERCOLEDI' 4 MAGGIO
DEBUTTO
L'AGGANCIO
di Nadine Gordimer  
regia Serena Sinigaglia - con Mariangela Granelli e Fausto Russo Alesi
Teatro Ringhiera - FINO AL 15 MAGGIO
Via Boifava, 17 - tel. 02/58325578

GIOVEDI' 5 MAGGIO
DEBUTTI
TERRA SANTA
regia di Corrado Accordino
Teatro Binario 7 di Monza - FINO ALL'8 MAGGIO
Via Turati, 8 - tel. 039/2027002

VENERDI' 6 MAGGIO
DEBUTTO
AL PRESENTE 
di e con Danio Manfredini
Teatro Franco Parenti - FINO ALL'8 MAGGIO 
Via Pier Lombardo, 14 - tel. 02/59995206
CONTINUANO LE REPLICHE DI...
LE RELAZIONI PERICOLOSE 
Spazio Tertulliano - FINO ALL'8 MAGGIO
LA STORIA DELLA COLONNA INFAME
Teatro Crt Salone - FINO AL 15 MAGGIO 

Buon teatro a tutti!

venerdì 29 aprile 2011

COSA C'E' DI NUOVO - 4/2011 maggio

Un invito, un consiglio, un suggerimento. Soprattutto un regalo: perché il teatro è il regalo più generoso che potete fare alla vostra anima e alla vostra coscienza.
Buon teatro a tutti!


L'AGGANCIO
dove: Teatro Ringhiera
quando: dal 4 al 15 maggio
perché vederlo: perché la regia della Sinigaglia è sempre interessante, ma soprattutto perché il protagonista è la perla degli attori italiani, Fausto Russo Alesi.

TRE STUDI PER UNA CROCIFISSIONE
dove: Teatro Franco Parenti
quando: 3 e 4 maggio
perché vederlo: perché Danio Manfredini è un attore che sa dare corpo e voce a personaggi ai limiti; in questo spettacolo, ispirato al trittico pittorico di Francis Bacon, interpreta un pazzo, un transessuale e un extracomunitario.

IL VECCHIO E IL CIELO
dove: Piccolo Teatro Grassi
quando: dal 3 al 9 maggio
perché vederlo: perché il testo scritto da Cesare Lievi incuriosisce.

LA GILDA DEL MAC MAHON
dove: Teatro Out Off
quando: dal 3 al 22 maggio
perché vederlo: perché è uno degli spettacoli storici dell'Out Off e perché i testi di Testori sono sempre significativi.

IMPROVVISAMENTE L'ESTATE SCORSA
dove: Teatro Elfo Puccini
quando: dal 3 al 29 maggio
perché vederlo: perché Tennessee Williams è un classico, e perché Elio De Capitani riesce a raccontare il nostro oggi attraverso le parole di questo grande autore.

TERRA SANTA
dove: Teatro Binario 7 di Monza
quando: dal 5 all'8 maggio
perché vederlo: perché Corrado Accordino è un regista che ha degli spunti originali.

AL PRESENTE
dove: Teatro Franco Parenti
quando: dal 6 all'8 maggio
perché vederlo: perché più spettacoli di Manfredini si vedono più si sta meglio (o peggio?!)

FINALE DI PARTITA
dove: Teatro Elfo Puccini
quando: dal 10 al 29 maggio
perché vederlo: perché Vittorio Franceschi è un attore straordinario e Beckett è necessario come l'acqua.

SOSPETTI (SUS)
dove: Teatro Filodrammatici
quando: dal 10 al 29 maggio
perché vederlo: perché il regista Bruno Fornasari da anni porta in Italia una ventata di Londra; perché il testo, che rappresenta l'ingiustizia dell'abuso di potere, è molto attuale e fa riflettere sul clima di costante paura dell'altro, del diverso, alla ricerca sempre di un colpevole.

4 DONNE E 1 MATRIMONIO 
dove: Spazio Tertulliano
quando: dal 12 al 22 maggio
perché vederlo: perché Alessandra Scotti è una giovane drammaturga di talento; perché c'è un buon cast femminile

ACIDO SOLFORICO
dove: Tieffe Teatro Menotti
quando: dal 12 al 29 maggio
perché vederlo: perché è tratto da un romanzo di Amélie Nothomb e perché il cast è di qualità.

MAI PIU' SOLI
dove: Piccolo Teatro Strehler
quando: dal 16 al 22 maggio
perché vederlo: perché Angela Finocchiaro è un'attrice intelligente, ironica, raffinata; perché la regia di Cristina Pezzoli è sorprendente come suo solito.

CARTA BIANCA
dove: Pim Off
quando: dal 16 al 22 maggio
perché vederlo: perché Ricci/Forte ormai sono un cult.

CAINO
dove: Palazzo del Ghiaccio
quando: dal 18 al 22 maggio
perché vederlo: perché Danio Manfredini va visto tutto e perché la location insolita incuriosisce.

HILDA
dove: Teatro i
quando: dal 19 maggio al 12 giugno
perché vederlo: perché Federica Fracassi è una delle attrici più interessanti del momento; perché grazie a Face à face scopriamo tanti autori francesi contemporanei.

I CENCI
dove: Teatro della Contraddizione
quando: dal 23 al 25 maggio
perché vederlo: perché la compagnia Scimmie Nude sperimenta un teatro contemporaneo di crudeltà e simbolismo; perché questa volta mettono in scena un testo tratto dal "maestro della crudeltà", Antonin Artaud.

Buon teatro a tutti!

mercoledì 27 aprile 2011

LE PAURE E I DESIDERI DELLE SCIMMIE NUDE MOSTRANO LE DEBOLEZZE DELL'UOMO


«Sebbene sia associato a quanto di più dolce, onorevole e sublime, niente è più terribile di questo colore, una volta separato dal bene, una volta accompagnato al terrore».
Parole del cantautore Vinicio Capossela, che nel suo ultimo album dedica una canzone alla Bianchezza della balena sottolineando l’ambivalenza di questo colore. Non poteva non richiamare la bianchezza soffocante della scena di Pauraedesiderio della compagnia Scimmie Nude diretta da Gaddo Bagnoli, in scena al Teatro Out Off per una tre giorni (dal 26 al 28 aprile) che ripropone, per la prima volta a Milano in forma integrale, il primo capitolo della Trilogia d’Indagine sull’Uomo (Macchine e Perversioni costituiscono rispettivamente la seconda e la terza parte).

Quanta paura fa il bianco dei desideri dell’Uomo?
La scena, una scatola bianca di claustrofobica eleganza ed astratta essenzialità, pone in risalto il vaso da notte, la corda e la palla rossa – gli unici tre oggetti di scena. Gli attori, due uomini e una donna, rappresentano cromaticamente ciascuno un colore primario (rosso, simbolo di passione, carne e sangue, giallo e blu): si muovono, legati uno all’altro, come animali in competizione, sono “scimmie” che lentamente si evolvono in uomini e che infine entrano in conflitto l’uno con l’altro.
Lo spettacolo non si sviluppa intorno a una trama, ma indaga e scava nelle pieghe dell’animo umano dove si annidano i desideri inconfessabili e le paure nascoste: le azioni sceniche sono collegate tra loro da associazioni di idee, in un andamento onirico che rende l’azione in continua evoluzione, sempre sinuosa, evocativa, ricca di immagini.
Il teatro di Bagnoli si ispira e aspira al “teatro della crudeltà” di Artaud: azioni sceniche di forte impatto emotivo, capaci di scuotere dal torpore le coscienze degli spettatori. Senza sconti, dunque, vengono esplicitate le ombre sia dell’individuo in sé, con la paura di ammettere i propri desideri di egoismo e ambizione, sia dei rapporti umani: la coppia è governata da un alterno e continuo gioco di potere tra uomo e donna, la famiglia è il luogo in cui i genitori rinfacciano ai figli i sacrifici che hanno compiuto per metterli al mondo, e in cui i figli si svincolano dallo stato di costante paura (nata dall’incertezza del futuro premio o punizione) eliminando i genitori. L’ultima parte è tutta incentrata sul ritorno all’origine, al grembo materno, affrontato dal punto di vista della donna: il desiderio di maternità si scontra con la paura dell’espropriazione del proprio corpo («Un essere in sé è troppo per me»), con il desiderio di potere, di appartenenza, di completezza.
«Siamo soli e senza scopo?». In questa domanda sono racchiusi i desideri più forti dell’Uomo: potere, amore, apparenza; appartenere, possedere. Forse uno scopo possiamo trovarlo (qualcosa da arraffare non è difficile da individuare): ma soli lo siamo davvero, per volontà nostra, perché condividere fa più paura di un destino di solitudine. Il confine tra paura e desiderio è così sottile e delicato che lo scambio osmotico diventa specchio: paure e desideri sono le due facce dello stesso sentimento.

La ricchezza di temi e immagini si riflette nella tecnica che Bagnoli sta perfezionando: bandito ogni naturalismo, il lavoro degli attori si concentra sulle possibilità di espressione gestuale e vocale; qualche eccesso nel grottesco non annulla l’immediatezza della comunicazione. La ricerca dell’essenzialità ha i suoi momenti più riusciti nelle scene di teatrodanza e nelle scene in cui tutti gli attori interagiscono. C’è ancora da limare, da asciugare i tempi della rappresentazione e da individuare con ordine la tematica portante dello spettacolo. In questo momento Bagnoli ci sembra come uno scultore intento a eliminare il superfluo alla ricerca della forma già esistente sotto le sovrastrutture. Raramente si riconosce nei gruppi di innovazione una significativa ricerca: Scimmie Nude lavora con un preciso disegno stilistico ottenendo risultati di sempre maggiore coerenza.
visto al Teatro Out Off il 26.IV.2011

PAURAEDESIDERIO
testo e regia Gaddo Bagnoli   
con Claudia Franceschetti, Andrea Magnelli e Marco Olivieri
(durata dello spettacolo 73 minuti senza intervallo)

venerdì 22 aprile 2011

CHI E' DI SCENA! dal 26 aprile al 1° maggio

compendio di spettacoli ed eventi da non perdere nella settimana dal 26 aprile al 1° maggio

MARTEDI' 26 APRILE
DEBUTTI
BLACKBIRD
di David Harrower - regia di Lluis Pasqual
con Massimo Popolizio e Anna Della Rosa
Piccolo Teatro Studio
Via Rivoli, 6 - tel. biglietteria 848.800.304

PAURAEDESIDERIO
di Gaddo Bagnoli
Compagnia Scimmie Nude
Teatro Out Off - FINO AL 28 APRILE
Via Mac Mahon, 16 - tel. 02/34532140

REPLICHE
ROMAN E IL SUO CUCCIOLO
il grande successo delle ultime due stagioni di Alessandro Gassman
diretto e interpretato da Alessandro Gassman 
con Giovanni Anzaldo (premio Ubu 2010 come migliore attore under 30)
Teatro Due di Parma - 26 E 27 APRILE
Via Basetti, 12 - tel. 0521/230242

MERCOLEDI' 27 APRILE
DEBUTTI
GRAMSCI A TURI 
di Antonio Tarantino
Compagnia Fahrenheit 451 
Piccolo Teatro Grassi - FINO AL 30 APRILE
Via Rovello, 2  - tel. biglietteria 848.800.304

ROMEO E GIULIETTA
regia Serena Sinigaglia 
Compagnia ATIR
Teatro della Luna - FINO AL 1° MAGGIO
www.teatrodellaluna.com


PHAEDRA'S LOVE
di Sarah Kane
Teatro della Cooperativa - FINO AL 30 APRILE
Via Hermada, 8 - tel. 02/64749997


LA BISBETICA DOMATA
Quelli di Grock
Teatro Leonardo
Via Ampère, 1 - angolo Piazza Leonardo da Vinci - tel. 02/26681166
 
GIOVEDI' 28 APRILE
DEBUTTO
LE RELAZIONI PERICOLOSE
tratto da Choderlos de Laclos  
regia di Silvia Giulia Mendola
Spazio Tertulliano
Via Tertulliano, 68 - tel. 02/49472369

PRESENTAZIONE
FESTIVAL "EXPOLIS: Le città fuori dalla città"
Il festival, organizzato in collaborazione con la compagnia Scimmie Nude e con la direzione artistica di Marco Maria Linzi e Massimo Mazzone, si interroga sui modelli di rappresentazione e sul rapporto tra arte e architettura in relazione alla società urbana.
Il festival, alla sua prima edizione, si svolgerà dal 28 aprile al 29 maggio.
Presentazione: ORE 11.00 - UNIVERSITA' IULM   

VENERDI' 29 APRILE
DEBUTTI
MILANO CHE DANZA!
Lezioni aperte, performance e riflessioni in occasione della Giornata Internazionale della Danza 
Per informazioni chiamare il numero 02/34690968
Per scaricare il programma delle manifestazioni clicca qui  

ANTICIPAZIONE DI MAGGIO
DAL 3 AL 15 MAGGIO
"L'AGGANCIO"
drammaturgia e regia di Serena Sinigaglia
con Fausto Russo Alesi e Mariangela Granelli
Teatro Ringhiera

Buon teatro a tutti!

lunedì 18 aprile 2011

CHI E' DI SCENA! dal 18 al 24 aprile

compendio di spettacoli ed eventi da non perdere nella settimana dal 18 al 24 aprile


LUNEDI' 18 APRILE
DEBUTTI
PINTER'S ANATOMY
Compagnia Ricci/Forte 
Teatro Elfo Puccini - Sala Fassbinder - FINO AL 20 APRILE
Corso Buenos Aires, 33 - tel. 02/00660606


ULTIMA REPLICA
PIOMBO
Compagnia Animanera
Pim Off - Via Selvanesco, 75 - tel. 02/54102612

MARTEDI' 19 APRILE
REPLICHE
A grande richiesta proseguono FINO AL 30 APRILE le repliche di 
FAVOLA. C'ERA UNA VOLTA UNA BAMBINA E DICO C'ERA PERCHE' ORA NON C'E' PIU'
di Filippo Timi 
Teatro Franco Parenti - Sala AcomeA
Via Pier Lombardo, 14  - tel. 02/59995206

OCCIDENTE
di Rémi De Vos 
con Nicola Stravalaci e Cinzia Spanò
Spazio Tertulliano - DATE: 19 - 20 - 21 - 22 APRILE
MERCOLEDI' 20 APRILE
DEBUTTO
WOYZECK ON THE HIGHVELD
Handspring Puppet Company  
Progetto William Kentridge Hand Spring Puppet
Teatro Verdi - FINO A DOMANI 21 APRILE
via Pastrengo, 16 - tel. 02/27002476

GIOVEDI' 21 APRILE
ULTIMA REPLICA DI NATHAN IL SAGGIO AL PICCOLO TEATRO!!!


Buon teatro a tutti!

MACADAMIA NUT BRITTLE: UN GELATO AMARO PER RICCI/FORTE

Classici nelle tematiche, spudorati nel linguaggio: loro sono Stefano Ricci e Gianni Forte, autori televisivi celebrati anche dal mondo teatrale e ai quali il Teatro dell’Elfo dedica una “personale” di tre spettacoli (Troia’s Discount, Macadamia Nut Brittle e Pinter’s Anatomy).
Macadamia Nut Brittle è un testo che parla dell’amore, della difficoltà di crescere e di rapportarsi alla nostra società. Uno spettacolo graffiante contro il consumismo inteso come omologazione e che mostra le difficoltà di tutta la generazione di “quelli che non sono più ragazzi e non sono ancora adulti” di trasformarsi, cambiare forma, crescere.
In scena quattro performer (tre uomini e una donna) danno forma all’immaginario rubato agli anni Novanta, ironizzano con sarcasmo corrosivo sulla televisione, la musica, i personaggi e personaggini del cinema, delle fiction, delle serie tv, lasciando intuire il vuoto di contenuti e di valori che si nasconde dietro la facciata glamour della società dei consumi. Un vuoto che rallenta il percorso di crescita dell’individuo: la ricerca di un’identità, di una “forma” è sempre più difficile; la società impone l’omologazione dell’espressione di sé, la classificazione, l’etichettamento. «Non voglio crescere. Voglio andarmene prima di smettere di cambiare forma», dice uno dei personaggi. Un vuoto che si cerca di riempire con la bulimia sentimentale ed emotiva: il bisogno di amore trova come risposta il sesso. Frenetico, ingordo, violento, umiliante: l’amore prende tutte queste forme, ma mai quella dell’incontro vero. 
«Conoscere qualcuno sotto la pelle è ambizione umana»: Ricci/Forte rappresentano il bisogno febbrile e adolescenziale di conoscere l’altro attraverso tutti i sensi, di imparare la grammatica delle relazioni, di disegnare l’anatomia dei sentimenti. Alla fine bisogna diventare grandi, ma si impara che siamo soli, sempre e nonostante l’affannosa e illusoria ricerca del contatto con l’altro e il bisogno di provare emozioni.

Ricci/Forte sono autori-cult sebbene non facili: il loro côté più mondano e pop strizza l’occhio al pubblico, ottiene la simpatia dello spettatore per poi attaccare con il sarcasmo delle parole, la violenza del gesto che provoca un fastidio non moralista ma dei nervi. La loro dote principale è la coerenza: dichiaratamente e spudoratamente provocatori, non arretrano di fronte alla sfida di portare la loro provocazione fino in fondo, oltrepassando limiti che raramente si rischia di infrangere in scena. Atti sessuali espliciti, linguaggio crudo, violenza autentica (e non simulata come accade in teatro): sembra un romanzo, e infatti il loro immaginario deve molto alle suggestioni di Dennis Cooper, novelliere americano specialista nello scardinamento della struttura oggettiva del racconto. Anche Macadamia Nut Brittle non ha una trama né un punto di vista unitario: fedele alla poetica della coppia di autori, lo spettacolo mette al centro il performer, l’uomo in scena, il suo corpo, mostrato e usato in tutte le sue possibilità. Il fine è sempre l’indagine sull’Uomo, tema prettamente classico: come i protagonisti dello spettacolo, anche il testo non vuole essere catalogato, etichettato, classificato, ma lasciato libero di esplorare.

Il limite che si intravvede in questa ricerca è che la sperimentazione diventi un cliché. Inoltre Macadamia Nut Brittle cede al rischio della ripetizione ridondante (seppur con variazioni) dei temi, patendo gli ottanta minuti di durata. Manca ancora qualcosa ai due formidabili e scandalizzanti autori per “diventare grandi”: concedere qualche sbavatura nella perfetta costruzione tecnica a vantaggio di un impatto emotivo più immediato, che lasci nello spettatore un’impressione più profonda e che duri più del tempo di una canzone di Beyoncé.
 visto al Teatro Elfo Puccini il 14.IV.2011

MACADAMIA NUT BRITTLE

regia Stefano Ricci
movimenti Marco Angelilli
stylist Simone Valsecchi
con Anna Gualdo, Andrea Pizzalis, Fabio Gomiero, Giuseppe Sartori
(durata dello spettacolo: 80 minuti)

domenica 17 aprile 2011

LA MODESTIA: CHE PECCATO!

Inappetenza. Stravaganza. Modestia. Stupidità. Panico. Paranoia. Cocciutaggine. Sono i sette vizi capitali visti da Rafael Spregelburd: al Teatro Out Off è andato in scena La modestia.
E' scoppiata la Spregelburd-mania, e di motivi ce ne sono parecchi: la giovane età, la scrittura originale e sorprendente, la capacità di rendere simbolica anche la quotidianità.
Di Rafael Spregelburd si conosce ormai pressoché tutta la teatrografia: Bizarra, Eptalogia di Hieronymus Bosch e Lucido sono i titoli con cui il pubblico italiano ha imparato a familiarizzare, complice anche il Premio Ubu 2010 come migliore novità straniera. Nella diffusione in Italia delle opere dell'autore argentino hanno avuto una parte fondamentale Manuela Cherubini, che lo ha tradotto e messo in scena, e Franco Quadri, che lo ha pubblicato presso la Ubulibri.
Sembra arrivato il momento di affondare i denti nella Eptalogia, e ha iniziato proprio la Cherubini portando in scena La modestia, terzo dei sette vizi descritti da Spregelburd. Questa produzione, che ha visto la collaborazione di Fattore K, Psicopompo Teatro e Rialto Santambrogio, precede di una manciata di mesi il debutto dell'allestimento che Ronconi presenterà al Festival dei Due Mondi di Spoleto.
L'Eptalogia rappresenta il ribaltamento dei vizi capitali descritti nel Medioevo in sette peccati contemporanei: una sorta di specchio, uguale e contrario, della celebre tavola dipinta all'inizio del XVI secolo dall'olandese Hieronymus Bosch.
Hieronymus Bosch, Sette peccati capitali 
La modestia descritta da Spregelburd corrisponde alla superbia, e il gioco dello specchio è facilmente individuabile se si pensa che viene analizzata la falsa modestia, quella che spinge a far credere agli altri di essere meno di quello che si è perché è più comodo e sgrava dalle responsabilità. La falsa modestia contiene una radice di superbia, che si manifesta all'esterno attraverso la finta umiltà di chi fa credere di sentirsi inferiore e si comporta con un certo vittimismo.
Spregelburd sperimenta una distribuzione dei personaggi complessa: come nella maggior parte delle opere della Eptalogia (La stravaganza, La stupidità, La paranoia, La cocciutaggine), anche ne La modestia gli attori sono chiamati a interpretare più ruoli. Quattro attori interpretano otto personaggi appartenenti a due mondi diversi e distanti sia geograficamente che cronologicamente: la Buenos Aires contemporanea e un paese dell'Est europeo in un tempo passato. Due coppie incrociano le loro vicende dando vita a due storie autonome e indipendenti l'una dall'altra, ma accomunate dalla ricerca dell'amore dell'altro, dalla finta modestia e dagli equivoci.
"Lui aveva ragione a disprezzarmi (...) la colpa è stata mia. Io mi sono rimpicciolita fino a scomparire. E' colpa mia se la vita mi passa accanto senza vedermi". In questa battuta del personaggio di Anja è racchiusa l'essenza dell'idea di modestia come peccato.
Lo spettacolo sottolinea il ritmo velocissimo con cui, nel momento culminante della scena, si passa da una storia all'altra, e mostra involontariamente l'eccessivo meccanicismo del testo: la dinamicità genera confusione nello spettatore, la cui comprensione è difficoltosa per effetto della trama non lineare delle singole storie e del montaggio quasi cinematografico delle scene.
L'ambientazione è solo in apparenza naturalistica: la riproduzione del salotto mostra dettagli quotidiani e un calore famigliare, ma nell'esplicitare la finzione scenica (gli attori sono sempre a vista del pubblico, anche quando non recitano e sono seduti sul fondo) e nel delimitare artificiosamente l'area del palcoscenico in cui agiscono i personaggi, lo spettacolo afferma l'antinaturalismo dell'allestimento. Forse, dunque, la ricerca di una recitazione naturalistica non è la scelta più adatta a questo testo; inoltre gli attori (fa eccezione Alessandro Quattro nel doppio ruolo di Terzov e San Javier) non hanno offerto un'interpretazione incisiva, necessaria per dare chiarezza se non al testo (per le difficoltà che abbiamo detto) almeno ai rapporti emotivi tra i personaggi. L'impressione è che la regia della Cherubini, invece che adattare il testo alle regole del palcoscenico, si faccia dominare da una drammaturgia che non convince totalmente, come nel caso di Lucido. Si sente la mancanza di quella comicità nera che dava una precisa identità alla scrittura di Spregelburd, e alla fine dello spettacolo si ha la sensazione che il confine - sottile - tra virtuosismo ed esercizio di stile non sia sempre mantenuto.
visto al Teatro Out Off il 16.IV.2011
LA MODESTIA
di Rafael Spregelburd
traduzione e regia Manuela Cherubini
con Hervé Guerrisi (Smederovo/Arturo), Alessandro Quattro (Terzov/San Javier), Gaia Saitta (Anja Terezova/Angeles), Simona Senzacqua (Leandra/Maria Fernanda)
(durata dello spettacolo: 1h50’)

venerdì 15 aprile 2011

"UN PERFETTO PARADISO PER MISANTROPI" OVVERO: CIME TEMPESTOSE

Sono tinte di rosa le Cime tempestose andate in scena al Teatro alle Colonne: il famoso amore tra Catherine e Heathcliff ha il volto di tre donne.
Cime tempestose è un classico della letteratura: il fascino della storia narrata da Emily Brontë ha seminato suggestioni nell’arte cinematografica (ne fu vittima anche Luis Buñuel, autore di un adattamento nel 1953) e musicale (da ascoltare Wuthering Heights, canzone con cui Kate Bush debuttò nel 1978). Il teatro, al contrario, è rimasto quasi impermeabile alla tentazione di ispirarsi alla struttura a cornice del romanzo: il racconto in prima persona di Lockwood al proprio arrivo nei pressi di Wuthering Heights lascia il posto alla narrazione della governante, Nelly Dean, che ripercorre la storia di Catherine e Heathcliff fin dalla loro infanzia. È la storia di un amore indissolubile, più forte di qualsiasi contrasto, che sopravvive persino alla morte.
Proprio sull’amore eterno e sul tormento delle due anime dei protagonisti si concentra il lavoro di adattamento che Raffaella Boscolo, anche regista e interprete, ha relizzato per il teatro: la voglia di creare uno spettacolo da questo romanzo dimostra una determinazione caparbia quasi quanto quella dei caratteri dei protagonisti. La scrittura della Brontë, infatti, sembra essere più adatta alle possibilità offerte dal cinema: prevale la descrizione degli elementi fisici – oltre a quella dei sentimenti; inoltre, la forma narrativa porta alla descrizione anche delle azioni. Il teatro, invece, per sua stessa natura, si fonda sull’agire degli interpreti. Lo spettacolo, dunque, mostra un limite comune alla maggior parte delle riduzioni dai romanzi ed è segno che l’operazione è insidiosa: il raddoppiamento tra piano verbale e piano dell’azione rischia di risultare ridondante nel momento in cui le parole descrivono il proprio agire. All’eccessivo spazio concesso alla narrazione, la Boscolo rimedia con una messinscena non naturalistica, ottenendo un risultato efficace. Volutamente, quindi, lo spettacolo non è la rappresentazione dell’opera letteraria, ma riflette le suggestioni che lo sguardo della regista-lettrice ha raccolto nel romanzo.
La riduzione, che a una prima impressione sembra sbilanciata sulla prima parte, con il maggiore spazio concesso al racconto degli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, è giustificata da un diverso equilibrio scenico: infatti, la prima parte è più dinamica, sono in scena tutte e tre le attrici e si ha lo sdoppiamento delle azioni che moltiplicano i piani di rappresentazione (come nella scena in cui il fantasma di Catherine scrive sul muro il proprio nome, mentre Lockwood racconta della notte spiritata trascorsa a Wuthering Heights). La seconda parte, al contrario, è tutta concentrata negli occhi e nella tensione espressa dalla Boscolo: l’interpretazione è intensa e densa di emozioni, che però restano come trattenute sul palcoscenico. Manca qualcosa che le spinga verso la platea: probabilmente lo sguardo esterno del regista, ed è un rischio comune agli attori che dirigono se stessi.
Insieme alla Boscolo sul palco si muovono due giovani interpreti: la figlia, Alice Violaine, e Martina Merlini. La freschezza e l’esuberanza delle ragazze rende ancora più incisiva la coerenza anagrafica con i protagonisti del racconto. L’inesperienza non crea imbarazzo nel padroneggiare i movimenti scenici: Alice, in particolare, ha una figura elegante sebbene ancora acerba.
La penombra, infine, creata dalle candele e dalle luci sommesse, conferisce all’atmosfera un tono intimo, misterioso, evocativo di quell’elemento gotico di cui è pervaso il romanzo.
visto al Teatro alle Colonne il 8.IV.2011
Leggi la recensione su Persinsala
CIME TEMPESTOSE
dal romanzo di Emily Brontë
regia di Raffaella Boscolo
con Raffaella Boscolo, Alice Violaine, Martina Merlini


domenica 10 aprile 2011

LE SPOSE CADAVERE HANNO "CUORI INFRANTI E OSSA SPEZZATE"

Lo Spazio Tertulliano si offre come un immaginario paradiso, un luogo di redenzione e (finalmente) di pace per tutte le donne vittime di violenze, rappresentate in scena da Gianna Coletti e Giovanna Rossi.


«In Italia 7.000.000 di donne hanno subito violenza nel corso della loro vita. Di queste 2.938.000 dal partner o dall'ex». Cifre alla mano, era doveroso dedicare uno spettacolo teatrale a un fatto di attualità così diffuso, tragicamente sempre più comune nella cronaca quotidiana. Gianna Coletti e Giovanna Rossi portano in scena la voce delle donne con Cuori infranti e ossa spezzate. La coppia di attrici, ormai un vero e proprio duo - data l'intesa con cui danno vita ai loro spettacoli, denuncia le violenze che le donne subiscono - spesso tra le pareti domestiche - dai loro compagni, siano essi mariti, fidanzati o ex.
Lo spettacolo non fa sconti sulla brutalità dei fatti di cronaca raccontati, non ammorbidisce l'ingiustizia del paradigma letterario di tutti gli uxoricidi, l'omicidio di Desdemona per mano di Otello. Infine non scherza nemmeno con le canzoni visionarie di Gino Negri (Soltanto gli occhi) e Sergio Endrigo, la cui Via Broletto dà l'incip alla pièce: «...proprio sotto al cuore c'è un forellino rosso come un bel fiore». Non si scherza, dunque, ma le due attrici, qui anche in veste di autrici e registe, giocano con tutta questa violenza senza cadere mai nella banalità o nell'ipocrisia (due rischi insidiosissimi). Cantano e ballano (accompagnate in scena dalla chitarra e dalle percussioni di Marco Orsenigo) usando il palcoscenico in maniera dinamica, giocando con un bouquet da sposa, con un tulle, con i ritagli di giornale da cui leggono titoli che fanno inorridire. Il loro è quel teatro comico che riflette la tragicommedia della nostra vita: niente a che vedere con il cabaret femminile che sa definire l'identità della donna solo in contrapposizione con quella maschile. 

Perché donne indipendenti, cresciute libere, con un'educazione internazionale, colte, con carriere di successo, perché queste donne tacciono, sono disposte a sopportare, perdonano, giustificano, si fanno complici dei loro aguzzini non denunciando le violenze che subiscono per mano dei loro compagni? 
Cuori infranti e ossa spezzate alza una voce per abbattere il muro di silenzio dietro cui si rifugiano molte donne. Tra i casi di cronaca raccontati, il "delitto di Primavalle" dell'agosto del 1951: un uomo uccide la moglie senza nemmeno toccarla. La costringe a buttarsi dalla finestra. E quando la cronaca si mischia con il mito ci troviamo di fronte a un Barbablù in carne ed ossa: le due autrici della pièce si immaginano che le mogli da lui uccise si ritrovino in paradiso, dove l'ultima vittima rivela di essere riuscita a fare giustizia, avendo causato l’arresto dell'uomo. E poi ci sono le donne che non riescono a denunciare il loro aguzzino, quelle che credono di meritarsi le percosse, quelle che perdonano per anni e legittimano un orrore domestico quotidiano. 
Non si ride, si inorridisce. E ci si arrabbia un po' anche con se stesse, perché le donne rappresentate riflettono la parte più masochisticamente votata a subire comune a tutte noi donne. E' uno spettacolo che getta luce su un argomento difficile da affrontare, ma che lancia un monito anche a tutti i presenti: agli uomini, perché riflettano se in qualche abisso del loro inconscio non ci sia un germe marcio; alle donne, perché non smettano di affermare la loro identità all'interno del rapporto di coppia. 
Lo spettacolo si chiude con una voce maschile, quella di Ruben De Luca (autore del libro Donne assassinate): «per tutte le forme di violenza contro le donne (...) io, come appartenente al genere maschile, mi sento in dovere di chiedere scuse a tutte le donne del mondo».
Prima di scendere in piazza vale la pena essere consapevoli di quello che succede dentro le case.

visto allo Spazio Tertulliano il 10.IV.2011

Guarda il video promo dello spettacolo.

CUORI INFRANTI E OSSA SPEZZATE 
INCONTRO AMOROSO, IN PAROLE E MUSICA, CON MASCHI...MANESCHI
di e con Gianna Coletti e Giovanna Rossi
chitarra e percussioni Marco Orsenigo
scenovideografie, audio e luci Salvo Manganaro

CHI E' DI SCENA! dall'11 al 17 aprile

compendio di spettacoli ed eventi da non perdere nella settimana dall'11 al 17 aprile


IN EVIDENZA
SABATO 16 APRILE
La Compagnia Scimmie Nude presenta
PARTITURE FUTURISTE 
Largo Treves - Milano 
Salone del Mobile - Fuori Salone
per tutte le info clicca qui

MARTEDI' 12 APRILE
DEBUTTI
MACADAMIA NUT BRITTLE
Compagnia Ricci/Forte
Teatro Elfo Puccini - Sala Fassbinder - FINO AL 17 APRILE
Corso Buenos Aires, 33  - tel. 02/00660606

LODI CITTA' FILM FESTIVAL 
Dal 12 fino a 24 aprile il Cinema Gnomo (via Lanzone) ospiterà una restrospettiva d'autore a cura del Comune di Milano e di Fabio Francione.
Dal 12 al 17 si terrà la rassegna intitolata La zattera della fantasia, dedicata a Emilio Salgari in occasione del centenario della scomparsa dell'autore, 
Tra gli eventi si segnala la Conversazione con Carole André, interprete di Marianna, la perla di Labuan, in Sandokan: mercoledì 13 aprile ore 12.30 Terrazza Martini, P.za Diaz 7 - Milano 
Per tutte le informazioni sulla rassegna clicca qui

GIOVEDI' 14 APRILE
DEBUTTI
PIOMBO
Compagnia Animanera
Teatro Pim Off - FINO AL 18 APRILE
via Selvanesco, 75 - tel. 02/54102612

OCCIDENTE 
di Rémi De Vos
con Nicola Stravalaci e Cinzia Spanò
Spazio Tertulliano
via Tertulliano, 68 - tel. 02/49472369

LA CADUTA DEGLI DEI

Leggi che la regia è di Patrice Chéreau, e pensi che lo spettacolo sarà poesia, eleganza, metodo. Vedi in locandina Pascal Greggory e Valeria Bruni Tedeschi, e ti aspetti interpretazioni maiuscole, di quelle che fanno venire la pelle d'oca e gli occhi lucidi.
Foto di Pascal Victor
Questo Reve d'automne, invece, ha ben poco di onirico, se si esclude il sonno che rischia di cogliere gli spettatori in platea. Sulle blasonate tematiche con cui è stato pubblicizzato lo spettacolo (amore, morte, sesso) prevale la noia.
Il testo (autore Jon Fosse, norvegese) ruota intorno a una coppia che si incontra dopo molto tempo in un cimitero: inizialmente sembrano conoscersi appena ed essere stati prevalentemente amanti, poi il testo scava (o ha intenzione di farlo) nel rapporto di coppia, svelando che Uomo ha lasciato la moglie per iniziare la relazione con Donna (i personaggi non hanno nome, a significare che sono simboli universali della coppia contemporanea), rappresentando l'attrazione sessuale tra i due personaggi, mostrando altri personaggi chiave della vita dei protagonisti, come la madre insistente e fastidiosa di Uomo, o suo figlio, che vaga per la scena emaciato e sconvolto prima di morire.
Il primo limite sta proprio nel testo, che non racconta nulla: Jon Fosse è noto per le tematiche introspettive, ma qui siamo di fronte a eccessi di verbosità che annullano qualsiasi azione, che moltiplicano i salti temporali fino a disorientare lo spettatore, che non approfondiscono le tematiche ma sembrano piuttosto girare sempre intorno al medesimo punto, ripetendolo in infinite varianti fino alla noia.
I momenti migliori della regia sono i cinque minuti iniziali: i personaggi si aggirano per l'enorme scena in silenzio, creando aspettativa e curiosità. Poi iniziano a parlare, e la magia finisce.
Una magia che la regia di Chéreau ha tentato di evocare ambientando lo spettacolo al Louvre nelle vere sale del museo: sicuramente la suggestione di trovarsi in un ambiente così intimo e a distanza ravvicinata dagli interpreti raggiungeva risultati di coinvolgimento più efficaci. In tournée viene proposta una scenografia che riproduce fedelmente, fin nel minimo dettaglio (altra rara nota positiva), la sala originale del museo parigino, perdendo tutta l'efficacia suggestiva. Lo spettacolo evidenzia l'incomprensibile incoerenza tra le parole del testo (che si riferiscono al cimitero nell'originale di Fosse) e l'ambientazione museale: leggere le targhe delle opere esposte come fossero lapidi non ci è sembrato uno spunto convincente.
Tra le stanze del Louvre vagano, dunque, i due protagonisti interpretati da Pascal Greggory e Valeria Bruni Tedeschi. Se in Greggory è evidente la sensibilità attoriale che lo porta a scavare nelle intenzioni del personaggio, Valeria Bruni Tedeschi rimane un mistero: cos'ha di speciale? La sua voce è irritante e inadatta a rappresentare Donna, non varia mai intonazione, non emoziona, e soprattutto indossa un orribile paio di sandali che fanno un rumore che evoca la spiaggia in agosto, più che il Louvre in autunno.
Quando entrano in scena gli altri personaggi va solo peggio: nessuno di loro offre un'interpretazione memorabile, dando piuttosto l'impressione di essere un insieme eterogeneo per nulla amalgamato.
Nel complesso la regia di Chéreau è sembrata calibrata sul linguaggio cinematografico: le musiche che spesso facevano da sottofondo continuo, la prossemica dei personaggi, l'insistenza sulle espressioni del viso sono sicuramente più adatte al grande schermo. 
A noi resta il rimpianto di essere presenti nel luogo per eccellenza, il teatro, in cui l'essenza è lo scambio tra palcoscenico e platea, e di non aver percepito nessuna intesa tra i due mondi.
visto al Piccolo Teatro Strehler il 7.IV.2011

REVE D'AUTOMNE
di Jon Fosse
regia Patrice Chéreau
con Pascal Greggory (L'Uomo), Valeria Bruni Tedeschi (La Donna), Bulle Ogier (La Madre), Bernard Verley (Il Padre), Marie Bunel (Gry) 
e con Michelle Marquais, Alexandre Styker
scene Richard Peduzzi
costumi Caroline de Vivaise 
luci Dominique Bruguière
ideazione del suono Eric Neveaux
traduzione dal norvegese Terje Sinding

martedì 5 aprile 2011

LA DELICATEZZA DI MELANIA GIGLIO IN SPOONFACE

Gli occhi "diversi" dell'autismo: la bambina Spoonface Steinberg ci insegna a guardare la realtà e il Teatro Studio diventa, ancora una volta, il luogo in cui interrogarsi sull'oggi.
L'autore di questo testo ha una storia di consuetudine alla diversità dei suoi protagonisti: Lee Hall, infatti, è stato candidato al Premio Oscar per la sceneggiatura di Billy Elliot. Per questo spettacolo ha scelto di rappresentare l'autismo attraverso il monologo della bambina Spoonface, che ci racconta tutta la sua breve storia di malata condannata a morte troppo presto. 
Spoonface, letteralmente "faccia da cucchiaio" per il visino rotondo, ascolta la musica lirica, adora le signore dell'opera, che con la loro voce che trilla la aiutano a capire il senso delle cose. Spoonface non è nata così: il suo ritardo mentale è la conseguenza di una caduta dal seggiolone quella volta che i suoi genitori hanno litigato per la scappatella del padre con una sua allieva dell'università.
Spoonface ricorda tutto quello che è successo dopo quella caduta, capisce tutto quello che le succedeva intorno, non ha paura di fronte a quello che le sta succedendo dentro. Il cancro la porterà via, ma lei affronta con coraggio il suo destino.
Accompagnati dalla musica lirica di sottofondo, ci affacciamo sul ciglio di questa mente delicata, sottile e fragile, acuta e cieca: siamo immersi in uno spazio completamente bianco, senza appigli, senza riferimenti. Una mente senza ostacoli. Melania Giglio è un'interprete commovente, che, con sorprendente verosimiglianza, presta la sua voce delicatamente infantile e la sua coscienza a un personaggio che impone a tutti (anche a chi osserva) di spogliarsi delle proprie sovrastrutture. La sua potenza scardina ogni meccanismo di difesa messo in atto dall'adulto: si ride (perché i bambini, nella loro tagliente innocenza, sanno sorprendere), ma soprattutto si piange. Non è un pianto suggerito dalla suggestione musicale, né dalla retorica del testo: è un pianto liberatorio di fronte al sollievo di emozionarsi liberamente, senza censure, senza difese.
Accade realmente che dai cosiddetti "diversi" impariamo molto su noi stessi: Franco Basaglia (psichiatra che ispirò la legge 180) diceva che da vicino nessuno è normale, e ancora una volta ci troviamo a mettere in discussione il concetto di normalità. E' più normale una bambina che legge la realtà con semplicità, ma cogliendo la profondità del significato di ciò che la circonda, oppure un padre che si fa l'amante giovane, o una madre che soffoca l'umiliazione nella vodka? 
Spoonface è una bambina speciale e non "ritardata": vede la poesia in cose che noi adulti non possiamo più notare. Questa volta il teatro ci chiede di lasciarci andare e ritrovare lo sguardo puro e curioso dei bambini: scopriamo allora che i momenti di tristezza sono più belli, perché riempiono di più dei momenti di felicità, e che dio ha fatto le cose tristi per fare più umani noi.
Soprattutto scopriamo che la cosa più importante del vivere è trovare la scintilla, quel luccichio che illumina tutta la vita e che noi adulti non vediamo perché siamo distratti dall'affanno di un quotidiano che ci impone la fretta in ogni circostanza.
Lo spettacolo ha avuto la fondamentale ispirazione di Giovanni Bollea, padre della neuropsichiatria infantile in Italia: una vita dedicata ai bambini disabili, dedicata a dare loro dignità, ma soprattutto amore.
Il disabile è quel diverso che serve per il nostro equilibrio mentale. Spoonface Steinberg incarna la filosofia di Bollea e fa da specchio alle nostre ombre interiori.
visto al Piccolo Teatro Studio il 3.IV.2011

SPOONFACE STEINBERG
di Lee Hall
regia e scene Marco Carniti
con Melania Giglio
musiche originali David Barittoni
consulenza musicale Adamo Lorenzetti
produzione Fahrenheit 451 Teatro

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