mercoledì 29 giugno 2011

Castiglioncello, Inequilibrio - giorno 3

La vita da festival e' davvero divertente. O meglio, la vita da residenza creativa: e mancano ancora tre giorni alla data di inizio!
Castello Pasquini e' talmente bello che non si può far altro che godersi le colazioni con vista sulla pineta e sul mare, e vivere in residenza permette di rubare gli scorci meno scontati degli artisti, cogliendo i momenti di disimpegno, di distensione tra i membri di quel microcosmo sociale che sono le compagnie.

Terzo giorno: ieri riunione di tutto lo staff con il Direttore di Armunia, Andrea Nanni.
Entriamo insieme nello spirito di Inequilibrio 2011, quattordicesima edizione, la prima sotto la direzione di Nanni.
Non una rivoluzione, ma un'evoluzione in continuità con il passato sviluppando tre "fili" che compongono il tessuto unitario del festival.
Ogni evoluzione non può non partire dalla tradizione: quindi, rispondendo alla vocazione di Armunia, il cuore del festival sara` Castello Pasquini con la sua tensostruttura, che durante l'inverno ospita le attività dell'associazione. A differenza delle precedenti edizioni il festival non ospiterà solo gli spettacoli frutto delle residenze creative, ma anche vere e proprie corpoduzioni: undici in totale, sette di teatro (tra cui "Attraverso il furore" di Massimiliano Civica e "Un altro Amleto" di Magdalena Barile) e quattro di danza (tra cui i progetti creati da Virgilio Sieni appositamente per il festival).
Inequilibrio si allinea, cosi', ai festival di produzione (la maggior parte di quelli che presentano debutti di compagnie di ricerca).
L'altro filone che sviluppa questa edizione rappresenta una novità assoluta nel panorama dei festival italiani: la compresenza di una sezione dedicata ai bambini. Lo scopo e' quello di "lavorare con continuità in questo settore", come ha detto Nanni. Il successo ottenuto durante l'inverno dalle domeniche pomeriggio a teatro dedicate ai bambini ha creato i presupposti per costruire un progetto contestualizzato: Nanni ha chiamato alcune compagnie che solitamente producono per il pubblico adulto (Teatro Sotterraneo, Babilonia Teatri, Kinkaleri) a lavorare per i bambini, accanto a compagnie storiche di teatro ragazzi e a iniziative - come le merende organizzate dal gruppo Fosca - tipicamente contestualizzabili durante un festival.

Andrea Nanni, dal suo insediamento ad Armunia, ha avviato un dialogo con il territorio destinato ad essere approfondito in futuro. In questa direzione lavora anche il festival, che propone spettacoli ed interventi artistici (sul modello dei flash mob) fuori dagli spazi teatrali: la pineta, il porto, il lungomare, ma anche locali ("Senza fine" di Artimbanco) e negozi (Collettivo Cinetico).
Il legame con il territorio si stringe anche intorno alla memoria storica degli anziani: da qui il progetto che Virgilio Sieni ha sviluppato lavorando con cinque nonne e allestendo lo spettacolo nella casa di una di loro.

Inequilibrio 2011, dunque, propone spettacoli "diversissimi tra loro, ma tutti molto forti" - come precisa Nanni. Bandite etichette e categorie per inquadrare gli spettacoli e definire il festival: quella parte di critica che sente la necessita` di incasellare gli artisti in compartimenti stagni si troverà, forse, in difficoltà per l'eterogeneità delle proposte. Noi siamo pienamente d'accordo con Nanni quando afferma che uno dei problemi del teatro italiano e' proprio il ricorso a categorie immobili, e ci piace il suo modo di interpretare il ruolo di direttore artistico: "non mi interessa quale linguaggio un artista sceglie di usare, ma mi interessa che quell'artista mi emozioni, nel senso etimologico del termine, cioe` sposti le mie aspettative".
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martedì 28 giugno 2011

Castiglioncello, Inequilibrio 2011 - Preview

In partenza per Castiglioncello, destinazione Festival Inequilibrio (la mia prima volta in un festival), faccio qualche riflessione.

Armunia Festival degli Etruschi è un'associazione di Comuni della provincia di Livorno e di Pisa, nata nel 1996 per promuovere spettacoli sul territorio.
Avendo sede nello splendido Castello Pasquini, edificio neo-gotico che domina la pineta di Castiglioncello, Armunia fin dall'inizio ha cercato di conciliare tradizione popolare con proiezioni sul futuro attraverso l'attenzione alla contemporaneità. Si forma, così, l'identità che caratterizza Armunia e tutte le sue attività, nate all'interno del Castello, trasformato in casa degli artisti: un luogo eletto per la creazione artistica, lo scambio, l'incontro.
Questo lavoro di residenze artistiche, ospitalità, collaborazione con le scuole del territorio (e di tutte le attività che fanno pulsare questo centro di produzione di cultura, tra cui citiamo il progetto su teatro e diverse abilità), sfocia nel festival estivo, Inequilibrio.

Inequilibrio perché la creazione artistica è sempre instabile, feconda di nuove scoperte e nuove consapevolezze, ma sempre alla ricerca di nuovi linguaggi, nuovi messaggi, ricettiva della realtà circostante.
Infatti Inequilibrio e' una bussola per orientarsi in questo nostro presente attraverso la restituzione che ce ne danno il teatro e la danza contemporanei, in quanto tali aperti alle contaminazioni degli stili.
Da qualche mese Armunia ha cambiato direttore: ora è Andrea Nanni a portare avanti lo sviluppo del progetto.
Come ha scritto su Teatro e Critica Simone Nebbia, che lo ha incontrato recentemente, il lavoro di Nanni si sta concentrando sui due aspetti della mediazione e comunicazione, consolidando il radicamento sul territorio che Armunia ha costruito in questi anni.
E' stato proprio Nanni a scegliere, in mezzo a tantissimi, il disegno simbolo di questa quattordicesima edizione di Inequilibrio: delle enormi bolle, a significare un passaggio morbido e una instabilità armoniosa.
I contenuti del festival sono evidentemente figli della vocazione al nuovo e alla tradizione che contraddistingue Armunia.

La danza contemporanea di Virgilio Sieni, delle Supplici, di Kinkaleri; il teatro dei Sacchi di Sabbia, di Teatro Sotterraneo, Babilonia Teatri, Punta Corsara: sono solo alcuni nomi di punta tra i 43 spettacoli che animeranno Castiglioncello e dintorni. Tra le novità, infatti, c'e' l'apertura del festival ai Comuni limitrofi: Rosignano Solvay, Castellina Marittima, Guardistallo e Castagneto Carducci.

Il ponte suggerito dall'immagine disegnata da Gipi potrebbe essere diretto verso Santarcangelo - come suggerito da Simone Nebbia.
Noi vorremmo che, in questo momento, fosse semplicemente un ponte per unire le dispersioni che spesso dividono il mondo del teatro (sia esso tradizionale, sperimentale, coreutico, comico, musicale): l'unico modo per uscire dai fondali di una crisi di identità (sul ruolo e le funzioni del teatro oggi) prima ancora che finanziaria.
Visita il sito ufficiale di Armunia e festival Inequilibrio
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domenica 26 giugno 2011

"QUANDO TROVI UN MAESTRO TROVI TE STESSO"

Un luogo di calma all’interno della confusione metropolitana: è il Festival Teatro e Spiritualità che per una settimana fa vivere il Teatro Out Off di una nuova energia.



La parola yoga contiene la radice yuj, che in sanscrito significa “unione”. È una disciplina che consente di ricongiungere i vari frammenti dell’Io in una identità unitaria.

Con la rivelazione del significato di yoga si inaugura il Festival Teatro e Spiritualità, manifestazione organizzata dal Teatro Out Off in collaborazione con Fondazione Art of Living e Associazione Teatro MaMa, per avvicinare alla conoscenza della cultura spirituale indiana attraverso il linguaggio del teatro, della musica, della danza. Un’opportunità che vale la pena di cogliere per riavvicinarsi a una autenticità annullata dalla frenesia della nostra vita.

Le serate del festival prevedono diverse attività: un pre-spettacolo (indicato simpaticamente come “Yoga in Poltrona”), un dopo spettacolo (“Assaggi di Saggezza”) con cena vegetariana, e, ovviamente, lo spettacolo intitolato Il canto di un uomo felice.
Entrando in sala il pubblico viene fatto accomodare mantenendo qualche posto vuoto tra uno spettatore e l’altro per agevolare i movimenti. Una insegnante della Art of Living, seduta sul palcoscenico, parla con una voce così rilassante che le tensioni della giornata sono tentate di togliere il disturbo spontaneamente. Quindici minuti di yoga base per imparare che respirando attivando il diaframma (il muscolo di cui dimentichiamo l’esistenza non appena impariamo a “tenere in dentro” la pancia) e applicando un leggero massaggio su tutto il corpo possiamo fermare il tempo, svuotare la mente, rilassare i muscoli carichi di tensione.

In questo stato di benessere si assiste allo spettacolo Il canto di un uomo felice, adattamento teatrale dell’opera omonima, a cura di Giorgio Minneci e Cristina Tuscano.
Nel 1991 il maestro spirituale Sri Sri Ravi Shankar commenta il testo della tradizione vedica Ashtavakra Gita, il Canto di Ashtavakra, basato sul dialogo tra Re Jeneca – desideroso di conoscere la via per raggiungere la conoscenza che rende liberi – e il saggio Ashtavakra, nato storpio ma con la capacità di essere felice.
«La vita può essere facile se vuoi che lo sia»: il saggio predica il cambiamento interiore attraverso la disciplina del corpo e della parola, e conduce Jeneca a uno stato di consapevolezza interiore che lo fa vivere in pace con se stesso e con gli altri, nella libertà delle proprie azioni e dei propri pensieri.

Nell’adattamento teatrale gli insegnamenti di Ashtavakra sono accompagnati da aneddoti che rendono più scorrevole un testo molto denso di assunti spirituali. Lo schema drammaturgico risulta, però, alquanto ripetitivo nel reiterare la successione dottrina, aneddoto, controscena dei servi (che vivono in prima persona la trasformazione dalla diffidenza e dalla cattiveria all’abbandono e all’amore).
Pur mostrando evidenti lacune registiche, lo spettacolo colpisce per l’intensità del contenuto e per la capacità di coinvolgere emotivamente chi vi assiste. Nonostante un eccesso di didascalicità nel mettere in scena gli insegnamenti di Ashtavakra, non possiamo evitare di interrogarci sul senso del nostro vivere quotidiano, tra frustrazioni e rabbia, alla ricerca di una felicità esteriore che non è autentica, dimenticando chi siamo e perdendo la bellezza dell’attimo presente. «Il presente è inevitabile»: ricorda molto l’hic et nunc (il “qui e ora”) che definisce il teatro. Forse è possibile trovare una nostra identità individuale e collettiva nel luogo che vive dell’attimo presente: il teatro.

Le riflessioni vengono condivise, dopo lo spettacolo, al ristorante del teatro, davanti ai piatti vegetariani ispirati alla cucina indiana: gustosa conclusione di un’esperienza che apre lo sguardo a una consapevolezza maggiore – il primo passo verso il cambiamento.
visto al Teatro Out Off il 21.VI.2011

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IL CANTO DI UN UOMO FELICE – Ashtavakra Gita

a cura di Giorgio Minneci

di Sri Sri Ravi Shankar
regia Giorgio Minneci
adattamento drammaturgico Giorgio Minneci e Cristina Tuscano
con Emanuele Arrigazzi, Giorgio Minneci, Stefania Pepe, Nicola Stravalaci
scene e costumi Clara Gazzilli
musica Marc Citroen
ombre Federica Armillis

(durata 80 minuti)

lunedì 20 giugno 2011

IL SENSO AMARO DELLE RELAZIONI


Amore e vendetta protagonisti di Senso, in scena al teatro Filodrammatici di Milano, per un interessante finale di stagione.

Un lucido ritratto psicologico femminile: la novella Senso di Camillo Boito (già tradotta in opera cinematografica da Luchino Visconti, e a cui si è liberamente ispirato lo spettacolo andato in scena al teatro Filodrammatici) ripercorre la relazione adulterina vissuta dalla contessa Livia Serpieri con l’ufficiale tedesco Remigio. L’epilogo tragico, determinato dalla vendetta dell’amante tradita, è motivo di riflessione quotidiana per la donna: quasi una tortura a cui si sottopone volontariamente per espiare, attraverso la lacerazione del ricordo, le colpe di cui si è macchiata sedici anni prima.

La novella disegna una protagonista ambiziosa e cinica nel manipolare gli uomini usando il potere della sua bellezza, ma colpevolmente ingenua nel credere alle promesse del soldato.
La riduzione teatrale, realizzata da Gianni Guardigli, opacizza la prismatica sfaccettatura della figura della contessa, uniformandola a un orizzonte psicologico orientato alla nevrosi di una donna che reitera ossessivamente il ritorno al proprio passato.
La trasposizione, in verità, è più che “liberamente ispirata” alla novella: infatti ne ripropone fedelmente la vicenda, con l’eccezione dello slittamento temporale dell’ambientazione (la relazione al centro della trama è ambientata nella Seconda Guerra Mondiale e non più durante le Guerre d’Indipendenza).

La regia di Francesco Branchetti fa emergere la caratteristica di monologo interiore insita nello «scartafaccio segreto della contessa Livia»: infatti ha posto un deciso accento sul percorso di introiezione, da parte della protagonista, di tematiche archetipiche come la passione, la gelosia, l’orgoglio, la vendetta. Mentre, però, la novella entrava nella psicologia femminile con acuta sensibilità, lo spettacolo compie un «viaggio nel mondo femminile» in cui pesa la mancata resa drammatica di alcuni momenti importanti nella vita della contessa Livia.

Spunti interessanti vengono offerti dagli aspetti tecnici: scenografia, luci e musica. Il palco, infatti, è disseminato di simboli (ci saremmo aspettati una interazione più stretta tra l’interprete e gli oggetti scenici): manichini che sembrano alludere agli uomini della contessa; il letto, metafora della passione che ha portato la protagonista alla rovina emotiva; lo scrittoio, luogo del ricordo e della scrittura delle memorie. Di sicura efficacia le luci e la musica: le sottolineature creano suggestioni misteriose di discesa in zone oscure della psiche femminile.
Le evidenti potenzialità di questo spettacolo potrebbero essere esplorate più a fondo anche sul piano interpretativo: Isabella Giannone, attrice che da lungo tempo lavora con Branchetti, offre alla contessa Livia solamente il registro drammatico dell’enfasi e dei passaggi emotivi troppo rapidi per risultare credibili.

Senso è un processo vissuto tutto all’interno di una donna che si fa imputata e accusatrice di se stessa. È lecito che una passione divampante si trasformi in vendetta crudele fino all’omicidio a causa del tradimento? Insieme a Livia riflettiamo sul senso di stabilire dei legami di fiducia e di rispetto; di questa affascinante e contraddittoria figura femminile ammiriamo incondizionatamente il coraggio di non avere paura di guardare negli occhi le proprie «bassezze» o di essere consapevole che «il mio spirito nell’umiliarsi si esalta».

visto al Teatro Filodrammatici il 13.VI.2011  
 
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SENSO 

liberamente ispirato alla novella di Camillo Boito 

di Gianni Guardigli 

regia Francesco Branchetti 

con Isabella Giannone  

(durata 55 minuti)

domenica 5 giugno 2011

GRAN FINALE DI STAGIONE

Spettacoli, rassegne, eventi da non perdere in questo finale di stagione.

TEATRO LA CUCINA

DA VICINO NESSUNO E' NORMALE
Quindicesima rassegna, organizzata dall'associazione Olinda, che rende omaggio a Franco Basaglia e che si svolge nell'ex ospedale psichiatrico Paolo Pini di via Ippocrate 45.
La rassegna si apre domenica 12 con la proiezione del documentario di Alessandro Penta dal titolo
VIA IPPOCRATE 45.
Tra gli spettacoli più interessanti segnaliamo:  

IL REGNO PROFONDO di Claudia Castellucci della Socìetas Raffaello Sanzio (giovedì 16 giugno);
LA FILA INDIANA - IL RAZZISMO E' UNA BRUTTA STORIA di Ascanio Celestini sul tema del razzimo (sabato 18 giugno);
Teatro delle Albe con RUMORE DI ACQUE (con il patrocinio di Amnesty International, sabato 25 giugno) e NON-SCUOLA (esito del laboratorio teatrale con gli adolescenti, mercoledì 29 giugno);
LE FUMATRICI DI PECORE della compagnia Abbondanza/Bertoni (venerdì 1 luglio);
DIMMI CHE PRINCIPESSA SEI di Mimmo Sorrentino con la compagnia ATIR (martedì 5 luglio);
LUCIDO di Rafael Spregelburd con la regia di Costanzo/Rustioni: da non perdere un testo comicamente sardonico del giovane autore argentino (mercoledì 6 luglio);
CORSIA DEGLI INCURABILI uno spettacolo di Valter Malosti con Federica Fracassi (venerdì 15 luglio).

Leggi il programma completo sul sito www.olinda.org 

DAL 12 GIUGNO AL 24 LUGLIO 
Teatro La Cucina
Via Ippocrate, 45
tel. 02/66200646


SPAZIO SCIMMIE NUDE

UBRIACATI DI CULTURA
Dal 14 giugno al 12 luglio, per cinque martedì, lo Spazio Scimmie Nude sarà teatro di una rassegna che unisce il disimpegno dell'aperitivo a letture e performances teatrali: un aperitivo letterario che, dalle 19.45 alle 22.30, rappresenta un modo diverso e non banale di concludere la giornata.

Questo il programma dei cinque martedì:
martedì 14 giugno - PARTITURE FUTURISTE
martedì 21 giugno - UBRIACATI DI CULTURA: letture sul vizio più gustoso che c'è, il vino!
martedì 28 giugno - LETTURE DANTESCHE
martedì 5 luglio - CIBATI DI CULTURA: letture dedicate al cibo
martedì 12 luglio - UBRIACATI DI CULTURA

dal 14 giugno al 12 luglio
SPAZIO SCIMMIE NUDE
Piazza Perego, 11
info@scimmienude.it
tutte le info sul sito www.scimmienude.com 
 
TEATRO FILODRAMMATICI

La compagnia "Gli Zimbardi" presenta:
QUELLO CHE C'E' FUORI
di Dario Merlini
regia di Andrea Lapi, Dario Merlini e Umberto Terruso
spettacolo vincitore del Premio Giovani Realtà del Teatro della Civica Accademia d'Arte Drammatica Nico Pepe di Udine 2010

Sei sconosciuti trovano ospitalità in una casa isolata, che diventerà il loro rifugio da difendere e conquistare ogni giorno, mentre quello che c'è fuori continua il suo corso.

MERCOLEDI' 15 GIUGNO 
ore 20.30
Teatro Filodrammatici
via Filodrammatici, 1 
tel. 02/36595671


TEATRO ELFO PUCCINI

CHICAGO BOYS
testo e regia di Renato Sarti
Il grande successo di Renato Sarti si trasferisce dalla propria "casa", il Teatro della Cooperativa, e arriva in scena al Teatro Elfo Puccini, a testimoniare un bel sodalizio artistico tra Sarti e gli "elfi".
Non dimentichiamo che Chicago boys era uno dei testi teatrali finiti della lista nera dell'"illuminato" Assessore Maerna, che voleva censurarlo.

dal 7 al 19 giugno
Teatro Elfo Puccini/Sala Fassbinder

URGE
di e con Alessandro Bergonzoni
A grande richiesta, dopo il successo delle repliche a marzo, torna la nuova creazione del "paroliere" Bergonzoni. Per ridere sul presente, con l'amarezza che uno sguardo intelligente non può non avere.

dal 14 al 19 giugno
Teatro Elfo Puccini/Sala Shakespeare

Corso Buenos Aires, 33
tel. 02/00660606

TEATRO LITTA

DON GIOVANNI A MOSCA CIECA
da Anatol di Arthur Schnitzler
drammaturgia di Alessandra Scotti 
regia di Silvia Giulia Mendola
Una drammaturga e una regista entrambe giovani, ma già affermate: insieme costruiscono un testo che vede protagoniste cinque donne che mettono alle strette Don Giovanni per farlo riflettere sui confini della fedeltà, della gelosia, dell'amore (e della sua fine).

dal 13 giugno al 9 luglio
Teatro Litta
Corso Magenta, 24
tel. 02/86454545

Buon teatro a tutti!   

IL DESTINO DI UN POPOLO

Un “mal d’Africa” intriso di festa e denuncia: è Verdilizzante in scena al Teatro Out Off.


Alcune note di musica elettronica, i vocalizzi lirici del soprano Bingbing Wang, la scena che, illuminata dalle luci di taglio che creano movimenti di penombra, si anima di suggestioni africane: entriamo subito in un mondo fatto di riti atavici, di gesti, di colori.

Alfie Nze, giovane autore di origini nigeriane, porta in scena il suo quarto spettacolo: Verdilizzante. Il titolo è un ironico gioco di parole tra “fertilizzante” e “verde”, il colore che la pelle assume dopo essere entrati in contatto con la misteriosa sostanza portata in Nigeria dagli aiuti umanitari italiani: una sostanza che non serve a combattere l’arsura di una terra che non vede mai la pioggia, ma che provoca la morte. Sono rifiuti tossici, di cui l’Italia si è sbarazzata con un inganno.

L’argomento di Verdilizzante è tratto da un evento che, nella metà degli anni Ottanta, ha sconvolto la Nigeria: un carico di rifiuti radioattivi proveniente dall’Italia viene scaricato sulle coste nigeriane e utilizzato per errore dagli abitanti del posto come fertilizzante.

Alfie Nze ha scritto il testo immediatamente dopo questo disastro: non un atto d’accusa contro l’Italia, ma una vera opera di denuncia contro la presunzione di tutti i Paesi occidentali di avere più diritto di altri popoli di vivere in un ambiente pulito, e contro l’arroganza di utilizzare i Paesi del Terzo Mondo come la propria legittima discarica.

Una tematica quanto mai attuale in un momento storico dominato dai disastri ambientali e dalle polemiche sul nucleare, rinvigorite dal recente disastro di Fukushima.

Protagonista è una madre che attende con speranza un futuro migliore per il proprio bambino e per il proprio popolo: riceve con gioia la notizia dell’invio degli aiuti dall’Italia, ma presto la speranza lascia il posto al dolore.

Con un linguaggio che trae spunto dalla performance e dal teatrodanza, lo spettacolo mette in scena un popolo festoso e colorato, martoriato da una siccità devastante, ma capace di essere ottimista e di avere fiducia nella solidarietà degli uomini.

Il ruolo della madre è interpretato dalla danzatrice Britta Oling, una splendida figura che, con i suoi movimenti, trasmette la leggerezza e la ricchezza spirituale di un intero popolo.

Insieme a lei in scena Rufin Doh, a cui è affidata la scena rituale della lettura dei segni divini, e il doppio ruolo di narratore e di cinico trafficante che si arricchisce sulle morti provocate dai rifiuti tossici. Accanto a loro una compagnia eterogenea in cui si mescolano etnie differenti.

La regia di Alfie Nze, se a volte scivola in una rappresentazione stereotipata del popolo africano, riesce a trasportarci in un universo di simboli e gesti appartenenti a una cultura che mette al centro l’Uomo.

E’ una serata in cui si respira aria di festa: i colori e la musica dello spettacolo, una platea composta, per una volta, da un pubblico diverso dagli habitués del teatro, e gli auguri che, alla fine dei ringraziamenti, Alfie Nze rivolge al Teatro Out Off perché si possa aprire, a Milano, una nuova stagione anche per la cultura. Un augurio che tutti sentiamo come rivolto un po’ anche a noi, perché - come si dice nello spettacolo - «si possa aprire una nuova stagione di speranza».
visto al Teatro Out Off il 30.V.2011
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VERDILIZZANTE

Testo e regia Alfie Nze
Con Rufin Doh, Britta Oling, Libero Stelluti, Karun Grasso, Bingbing Wang, Giuliana Bellini, Taty Rossi, Jiae Kim
Musiche originali Maurizio Corbella
Coreografie Britta Oling
Costumi e scenografia Stefania Coretti e Vittoria Papaleo
(durata un’ora)