domenica 13 febbraio 2011

LE MILLE FACCE DELLA LUNA-DONNA VISTE DA PINA BAUSCH

Tanztheater Wuppertal Pina Bausch
VOLLMOND
Parlo di un incontro (avvenuto troppo tardi): il mio con Pina Bausch. E intendo dire proprio con lei, non con "il suo teatro, la sua arte, il suo linguaggio". In scena lei continua a essere presente: la sua energia si riflette nell'arte dei suoi danzatori per dare vita a una comunicazione sincera, autentica - e per questo così intensa e partecipata dal pubblico. Essere presenti (e non diciamo assistere perché questo termine porta in sé un certo senso di passività che è concetto improprio in questo caso) a uno spettacolo di Pina Bausch è un'esperienza nel senso più letterale del termine: è un mezzo per acquisire la conoscenza di un "noi" inteso come individui e un "noi" inteso come genere umano. 
Pina Bausch parla di entrambi quei noi. In Vollmond sono messi sotto la lente di ingrandimento l'amore e i comportamenti che gli esseri umani mettono in atto nelle relazioni sentimentali: ne esce un meraviglioso (anche qui in senso letterale: ammirazione e stupore provocati da qualcosa di grandisioso, insolito, perfetto) ritratto dei nostri sentimenti, delle (non) regole dei rapporti uomo-donna. 
Come sempre nei suoi spettacoli, anche in questo l'elemento naturale domina la scena, ispira e rappresenta le tematiche, ma soprattutto rispecchia la vita stessa: l'acqua, elemento vitale per eccellenza, e la luna, simbolo del femmineo, dell'intimo, del volubile, del delicato. Della donna. 
Quello femminile è un universo che la Bausch ha sempre esplorato, indagato con occhio guidato dall'esplosione autentica dei sentimenti e non dalla razionale rappresentazione di presunti (e presuntuosi) assunti sociologici. Vollmond è un omaggio alla donna, ed è una bella coincidenza che le uniche repliche italiane siano coincise con il fermento intorno alla manifestazione di protesta per il degrado della figura e del ruolo della donna che si sta verificando in Italia. E' stata una piacevole sorpresa la presenza in sala di Nichi Vendola: anche se lo scopo poteva essere in parte la ricerca del consenso in una città alla vigilia delle elezioni, dobbiamo dire che almeno Vendola ha scelto con classe, cultura e sensibilità all'eccellenza artistica. Avvistata vicino a lui la Shammah (oltre alla coppia di bravi&belli Gifuni-Bergamasco): al momento giusto nel posto giusto, non si tratta di coincidenze e qualsiasi tentativo di critica somiglierebbe all'invidia. 

Dicevamo che Vollmond è un omaggio alla donna, ma non è privo di critiche e di drammaticità, ed è nella complessità e completezza di visione che diventa autentico, sincero. La donna esaltata nella sua femminilità, nella sua grazia, nella sua connessione con la natura. Ma anche la donna che subisce, che si sottomette, che accetta la violenza.
Drammaticità, poesia, ironia (tantissima, come la vita stessa richiede): è un costante dialogo con il pubblico che stringe la trama della comunicazione. Poche parole, tutte necessarie, e poi gesti, curati in ogni sfumatura. Persino gli abiti e i capelli splendidamente fluttuanti delle bellissime danzatrici trasmettono un'emozione. 
La rivoluzione e l'immortalità di Pina Bausch risiedono proprio nell'emozione del danzatore che trova un percorso per farla emergere e donarla a chi lo guarda.
Nei lavori della Bausch la natura è sempre presente, perché - come ha detto Dominique Mercy durante la conferenza stampa di presentazione dello spettacolo - "la natura è la vita". In Vollmond l'acqua non è semplicemente un elemento scenografico: acquista senso il rumore della pioggia, ora battente, ora lieve, se ne sfrutta la presenza con spruzzi, giochi, viene usata come fiume, piscina, lago. Viene esaltata la qualità visiva dei riflessi di luce, delle gocce d'argento (illuminate dalla luce lunare), della dinamicità delle chiome bagnate. 
La grandezza di questa artista sta anche nel disattendere le nostre aspettative: ci è sembrato che mancasse un finale in crescendo, e in effetti lo spettacolo vive diversi momenti di grande intensità, ma non di un gran finale corale. Forse le relazioni amorose hanno troppe sfaccettature, sono troppo volubili per assumere una forma definitiva. Forse l'accordo e la complicità tra i sessi è solo una faccia di quella luna che cambia sempre. 
Facciamoci provocare dalla Bausch: "meglio l'amore tutto in una volta o un tantino di amore ogni giono?".
Questa grande artista ha saputo interpretare e trasmettere la fragilità degli individui, il bisogno violento e graffiante di amore, di contatto, di unione. 
Tra le tante affermazioni trascurabili fatte durante la conferenza stampa, un concetto espresso da Escobar ci ha colpito: ci sono personaggi per i quali esiste un "prima" e un "dopo". Sicuramente dopo aver incontrato Pina Bausch non si può avere lo stesso concetto di teatro che si aveva prima.

visto al Piccolo Teatro Strehler il 13 febbraio 2011

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