Che valore ha la libertà? Che valore hanno la verità, il diritto all'informazione, la tolleranza?
Un nuovo grido si solleva dalle tavole del palcoscenico, teatro di vita e non di intrattenimento: è l'invocazione alla tolleranza tra i popoli, alla convivenza nel rispetto delle differenze, dell'identità di ciascuno, della libertà. Questo grido ha la voce di Anna Politkovskaja, giornalista uccisa il 7 ottobtre 2006 perché la sua voce era troppo acuta, perché i suoi occhi curiosi avevano visto troppo, raccontato troppo: la guerra in Cecenia. La scrittura di Stefano Massini traspone in linguaggio teatrale alcuni articoli e scritti autobiografici della Politkovskaja: il racconto non segue una linea narrativa, non da' spazio alle trame politiche, non vuole essere un'opera storica. E' la Storia, quella che si racconta, e ha tanto più valore nella misura in cui affronta il punto di vista di una donna, prima che di una giornalista, e dà luce a elementi di una quotidianità familiare. La vicenda di Anna, quindi, diventa simbolo ed emblema. Diventa tragedia classica.
Il problema a Grosni è che è tutto un problema... Il problema vero non è la morte: a quella ci si fa l'abitudine.
Infatti i problemi sono altri, enunciati con penetrante ripetitività: è l'acqua, perchè non si può dare per scontata nemmeno la possibilità di lavarsi; è il cibo, perché trovare da mangiare non è ovvio; è l'energia elettrica, perché comunicare è una battaglia e se scrivi articoli troppo lunghi rischi il linciaggio; sono gli spostamenti impediti dai posti di blocco, perché circolare e' un mezzo reato; è dormire, perché le continue esplosioni ti svegliano con il terrore che sia casa tua quella che sta crollando.
La tragedia contemporanea ha gli occhi di una donna che si sacrifica per un ideale, quello della verità. Il suo sacrificio epico è rappresentato come una miniatura, con piccoli gesti quotidiani - quadri che raccontano una piccola parte dell'orrore della guerra - con la storia della Russia degli ultimi venti anni raccontata seguendo le tappe della vita di un soldato diciannovenne, che quella verità non l'ha mai conosciuta.
Volutamente si ha l'impressione di essere dentro a un sogno fatto da brevi istantanee.
Ottavia Piccolo interpreta con rigore, metodo e distacco una donna sobria, la cui intelligenza e acutezza traspaiono nei dettagli che la definiscono. La partecipazione emotiva è sacrificata per raggiungere, nel rapporto con il pubblico, lo stesso ideale epico del teatro di Brecht.
Nei cartelloni infarciti di monologhi accompagnati dalla musica, Donna non rieducabile è in controtendenza scegliendo l’arpa dell’intensa Floraleda Sacchi: le molteplici variazioni timbriche di questo strumento evocano lo stillicidio di sangue da una testa decapitata appesa, il ronzio delle scariche elettriche e dell’energia statica, il suono metallico dei gasdotti.
Uno spettacolo che ci allena all’esercizio della nostra coscienza civile. Necessario.
visto al Teatro Elfo Puccini il 23.III.2011
DONNA NON RIEDUCABILE
di Stefano Massini
con Ottavia Piccolo
musiche per arpa composte ed eseguite dal vivo da Floraleda Sacchi
regia Silvano Piccardi
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