Lui, il Professore, questo spettacolo lo voleva. La Storia della colonna infame è un progetto ispirato da Sisto Dalla Palma, fondatore del Teatro Crt nel 1974 e presidente – fino alla recente scomparsa. Necessario come solo gli spettacoli intelligenti sanno essere, il progetto è stato sviluppato da Silvio Castiglioni, neo direttore del Crt, in un passaggio di testimone non solamente simbolico e non limitato all’ambito organizzativo, ma che abbraccia anche gli indirizzi artistici che hanno da sempre connotato il percorso del Crt nella direzione del teatro di ricerca.
Anno 1630, Milano: scoppia la famigerata peste, che in maniera incontrollabile stermina circa un terzo della popolazione. Di fronte al malumore del popolo le autorità reagiscono come spesso è accaduto nella storia: dando in pasto alla folla un colpevole, un capro espiatorio. In un clima di accuse reciproche basate su superstizioni, dicerie e semplici sospetti, si apre un processo-farsa in cui vengono condannati come “untori” uomini innocenti, accusati di aver diffuso volontariamente la peste. Orgogliose di aver individuato i colpevoli, le autorità fanno erigere una colonna, simbolo dell’infamia commessa, con un’iscrizione che riporta le torture subite dagli accusati.
La Storia della colonna infame è la ricostruzione di questo processo, un capitolo di oscurantismo intellettuale e di violenza ingiustificata.
Lo spettacolo è ambientato in un salotto milanese fuori dal tempo (con attrezzeria notevole per le scelte di eleganza non ostentata e un certo fascino antiquario), fuori da ogni naturalismo. Nella penombra che avvolge le forme (e che progressivamente si dirada, illuminata dalla luce della verità) la materia scenica è pastosa, tangibile, avvolge i sensi (forte l’impatto sensoriale del verso della pecora e dell’odore acre e intenso del fieno). Lo studio dello spazio (oltre ai contenuti del testo) costituisce l’elemento teatrale più interessante per la capacità evocativa: il microfono che ricorda gli interrogatori degli imputati, la lavagna che evoca la ricerca della verità, la costruzione di una colonna di vetro, fragile e inconsistente come le accuse contro i presunti “untori”. La drammaturgia richiama la ritualità che lo spettacolo ricopre: la sovrapposizione di parole e azioni è un’impostazione efficace nel sottolineare questo aspetto sebbene sia ancora sbilanciata. Le azioni, infatti, distraggono dal testo, soprattutto nella seconda parte, quando forze invisibili di caducità, instabilità e morte spostano la prospettiva – sorprendendo lo spettatore e diffondendo un’aura di definitiva inquietudine.
Mettere in scena un testo che denuncia una verità storica di quasi quattro secoli fa trova senso nel momento in cui si astraggono le contingenze della narrazione per rendere universale il significato profondo del messaggio: con lo spettacolo di Silvio Castiglioni il teatro torna ad essere rito apotropaico, capace di esorcizzare le paure che la collettività condivide e che stanno immobilizzando le persone nel proprio individualismo. Contro il rischio di nuove cacce alle streghe o agli untori (leggi: terroristi, profughi, immigrati, pedofili, vicini di casa dall’aria sospetta, ex fidanzati che ritornano per uccidere) riscoprire la Storia della colonna infame smaschera i pregiudizi e fa riflettere sulla psicologia della società e sulla giustizia, che cercano spesso un capro espiatorio per dare un volto alle paure collettive.
visto al Teatro Crt il 28.IV.2011
STORIA DELLA COLONNA INFAME
da Alessandro Manzoni
regia Giovanni Guerrieri
con Silvio Castiglioni ed Emanuela Villagrossi
un progetto di Silvio Castiglioni ispirato da Sisto Dalla Palmaproduzione CRT, Centro di Ricerca per il Teatro, in collaborazione con Celesterosa/I Sacchi di Sabbia e con il sostegno della Regione Toscana
(durata dello spettacolo 55 minuti)
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