Il Teatro della Contraddizione si trasforma in agorà: in scena ci sono I Cenci, coraggioso spettacolo con cui le Scimmie Nude costringono il pubblico a svegliare le coscienze.
Gaddo Bagnoli, regista della Compagnia Scimmie Nude, si rivolge all’autore che ispira la sua poetica teatrale: Antonin Artaud, che nel 1935 anticipa il suo «Teatro della Crudeltà» con I Cenci, testo che segna l’abbandono del teatro “tradizionale”.
I Cenci è ambientato nel 1599 e trae spunto dalla storia vera della nobile famiglia romana dei Cenci. Protagonisti: il conte Cenci, satanico cultore del delitto (inteso sia come assassinio che, in senso esteso, come peccato); la moglie Lucrezia, impotente vittima delle torture del marito; la figlia Beatrice, calice in cui si riversa l’estrema violenza del conte, e che si trasfigurerà in Giustizia e Vendetta per uccidere il padre. Per questo delitto verrà condannata: allo spettatore è data facoltà di stabilire se a torto o a ragione.
La vicenda dei Cenci mostra una concreta efficacia paradigmatica: il conte incarna la volontà di distruggere la società partendo dal primo nucleo sociale, la famiglia. Le sue azioni di violenza crudele ed efferata raggiungono gli estremi eccessi della tragedia greca sul modello di Seneca, arrivando alla rappresentazione dell’incesto e del parricidio.
Gaddo Bagnoli ci consegna uno spettacolo per molti aspetti non finito – come ci si aspetta da un proficuo lavoro di ricerca. Sulla scena simbolica – una geometria di linee bianche che alludono alle forme della città ma anche a quelle del palazzo nobiliare – si amalgamano i professionisti della compagnia con gli allievi dell’Atélier Scimmie Nude: nato come momento conclusivo della formazione dei giovani allievi, I Cenci viene portato a livello di spettacolo in grado di sostenere il pubblico, e gli attori hanno la maturità per reggere un’ora e mezza serrata sui ritmi dettati dal lavoro intenso del regista sulla recitazione e sulla resa testuale.
La direzione della ricerca è quella consueta delle Scimmie Nude: spogliare la recitazione da qualsiasi residuo di psicologismo, e rendere il corpo e la voce degli interpreti strumenti per mostrare una vicenda esemplare.
Affrontare un testo poco rappresentato scomponendolo, come fanno le Scimmie Nude, è operazione coraggiosa e interessante per le prospettive interpretative che apre: tutti gli elementi sono investiti di simboli, dai colori dei costumi (nero di morte per il conte, bianco senza colpa per Lucrezia, rosso di passione e sangue per Beatrice) all’utilizzo del coro (libera ed efficace interpretazione del testo originale). E’ un coro che accompagna, circonda, giudica, scappa dal protagonista. I ruoli non sono fissi, ma diversi attori si alternano nell’interpretare i personaggi del conte, di Lucrezia e di Beatrice, a sottolineare come non si tratti della rappresentazione di una vicenda particolare, ma di temi universali. La dimensione rituale cui fa riferimento la messinscena è sottolineata dai suoni realizzati dal vivo con strumenti e voci.
I Cenci vuole spingere lo spettatore a scegliere il proprio ruolo nella società: condividere il delitto dell’ingiustizia attraverso l’indulgenza che si fa complice, oppure reagire con coscienza e, attraverso la professione della propria libertà, mantenersi innocenti?
Un’innocenza negata a Beatrice, che pure è mossa dall’ideale della giustizia. «Accetto il delitto, ma nego la colpa»: espiare il peccato è impossibile senza pentimento.
visto al Teatro della Contraddizione il 23.V.2011
I CENCI
di Antonin Artaud
adattamento e regia Gaddo Bagnoli
con Angelo Bosio, Michela Bologna, Eri Cakalli, Paola Figini, Claudia Franceschetti, Federica Garavaglia, Elena Lietti, Igor Loddo, Andrea Magnelli, Stefania Morino, Marco Olivieri, Laura Rinaldi, Tania Ricciardi, Eleonora Zampierolo
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