Lo Spazio Tertulliano si offre come un immaginario paradiso, un luogo di redenzione e (finalmente) di pace per tutte le donne vittime di violenze, rappresentate in scena da Gianna Coletti e Giovanna Rossi.
«In Italia 7.000.000 di donne hanno subito violenza nel corso della loro vita. Di queste 2.938.000 dal partner o dall'ex». Cifre alla mano, era doveroso dedicare uno spettacolo teatrale a un fatto di attualità così diffuso, tragicamente sempre più comune nella cronaca quotidiana. Gianna Coletti e Giovanna Rossi portano in scena la voce delle donne con Cuori infranti e ossa spezzate. La coppia di attrici, ormai un vero e proprio duo - data l'intesa con cui danno vita ai loro spettacoli, denuncia le violenze che le donne subiscono - spesso tra le pareti domestiche - dai loro compagni, siano essi mariti, fidanzati o ex.
Lo spettacolo non fa sconti sulla brutalità dei fatti di cronaca raccontati, non ammorbidisce l'ingiustizia del paradigma letterario di tutti gli uxoricidi, l'omicidio di Desdemona per mano di Otello. Infine non scherza nemmeno con le canzoni visionarie di Gino Negri (Soltanto gli occhi) e Sergio Endrigo, la cui Via Broletto dà l'incip alla pièce: «...proprio sotto al cuore c'è un forellino rosso come un bel fiore». Non si scherza, dunque, ma le due attrici, qui anche in veste di autrici e registe, giocano con tutta questa violenza senza cadere mai nella banalità o nell'ipocrisia (due rischi insidiosissimi). Cantano e ballano (accompagnate in scena dalla chitarra e dalle percussioni di Marco Orsenigo) usando il palcoscenico in maniera dinamica, giocando con un bouquet da sposa, con un tulle, con i ritagli di giornale da cui leggono titoli che fanno inorridire. Il loro è quel teatro comico che riflette la tragicommedia della nostra vita: niente a che vedere con il cabaret femminile che sa definire l'identità della donna solo in contrapposizione con quella maschile.
Perché donne indipendenti, cresciute libere, con un'educazione internazionale, colte, con carriere di successo, perché queste donne tacciono, sono disposte a sopportare, perdonano, giustificano, si fanno complici dei loro aguzzini non denunciando le violenze che subiscono per mano dei loro compagni?
Cuori infranti e ossa spezzate alza una voce per abbattere il muro di silenzio dietro cui si rifugiano molte donne. Tra i casi di cronaca raccontati, il "delitto di Primavalle" dell'agosto del 1951: un uomo uccide la moglie senza nemmeno toccarla. La costringe a buttarsi dalla finestra. E quando la cronaca si mischia con il mito ci troviamo di fronte a un Barbablù in carne ed ossa: le due autrici della pièce si immaginano che le mogli da lui uccise si ritrovino in paradiso, dove l'ultima vittima rivela di essere riuscita a fare giustizia, avendo causato l’arresto dell'uomo. E poi ci sono le donne che non riescono a denunciare il loro aguzzino, quelle che credono di meritarsi le percosse, quelle che perdonano per anni e legittimano un orrore domestico quotidiano.
Non si ride, si inorridisce. E ci si arrabbia un po' anche con se stesse, perché le donne rappresentate riflettono la parte più masochisticamente votata a subire comune a tutte noi donne. E' uno spettacolo che getta luce su un argomento difficile da affrontare, ma che lancia un monito anche a tutti i presenti: agli uomini, perché riflettano se in qualche abisso del loro inconscio non ci sia un germe marcio; alle donne, perché non smettano di affermare la loro identità all'interno del rapporto di coppia.
Lo spettacolo si chiude con una voce maschile, quella di Ruben De Luca (autore del libro Donne assassinate): «per tutte le forme di violenza contro le donne (...) io, come appartenente al genere maschile, mi sento in dovere di chiedere scuse a tutte le donne del mondo».
Prima di scendere in piazza vale la pena essere consapevoli di quello che succede dentro le case.
visto allo Spazio Tertulliano il 10.IV.2011
Guarda il video promo dello spettacolo.
CUORI INFRANTI E OSSA SPEZZATE
INCONTRO AMOROSO, IN PAROLE E MUSICA, CON MASCHI...MANESCHI
di e con Gianna Coletti e Giovanna Rossi
chitarra e percussioni Marco Orsenigo
scenovideografie, audio e luci Salvo Manganaro
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