venerdì 1 aprile 2011

Silvio D'Amico sul teatro

Quando una rappresentazione teatrale, annunziata per le ore nove, comincerà alle ore nove;
quando nel programma sarà indicato, oltre all'ora dell'inizio dello spettacolo, anche quella precisa della fine;
quando anche nei teatri di prosa, come in certi di musica, il pubblico non sarà ammesso a spettacolo iniziato: perché perdere una battuta, per colpa di numerosi ritardatari, in musica è un fastidio, ma nel dramma può impedirvi di capire tutto quello che vien dopo;
quando si farà la scoperta che per riavviare il pubblico in sala bisogna spegnere la luce non in sala ma nei corridoi;
quando negli stessi corridoi le 'maschere', invece di chiacchierare ad alta voce fra loro, faranno stare zitti gli importuni che ne seguono l'esempio;
quando i palchi avranno altrettante serrature silenziose, in modo che ogni giro di chiave non imiti il fragore delle mitragliatrici sul Carso;
quando i sedili delle poltrone di platea saranno debitamente imbottiti, in maniera che la presa di possesso d'ogni spettatore non riproduca il rombo del cannone di mezzodì;
quando il prezzo della guardaroba sarà compreso nel biglietto d'ingresso;
quando i teatri saranno diventati nitidi, sereni, accoglienti, freschi d'estate e confortevolmente scaldati d'inverno;
quando gli estensori dei programmi sapranno che Goldoni, essendo un uomo, si chiamava Carlo e non Carla, o per scrivere il nome di Shakespeare adotteranno una qualunque delle sue sette grafie storiche, senza necessità di inventarne ogni volta un'ottava;
quando i cronisti di teatro detti critici si saranno persuasi che per recensire una novità è più conveniente arrivare alla prima scena del primo atto che non alla penultima del secondo;
quando i cinquantamila romani tra giornalisti, professionisti, artisti, negozianti, patrizi, gentildonne, grandi e piccoli industriali, uomini politici e gerarchi, i quali si vergognerebbero di chiedere in regalo venti o sessanta lire, si vergogneranno anche di chiedere in regalo una poltrona o un palco;
allora c'è da scommettere che la deplorata 'crisi' avrà fatto un passo notevole verso la sua soluzione

Silvio d'Amico, 1931

Nessun commento:

Posta un commento