Inappetenza. Stravaganza. Modestia. Stupidità. Panico. Paranoia. Cocciutaggine. Sono i sette vizi capitali visti da Rafael Spregelburd: al Teatro Out Off è andato in scena La modestia.
E' scoppiata la Spregelburd-mania, e di motivi ce ne sono parecchi: la giovane età, la scrittura originale e sorprendente, la capacità di rendere simbolica anche la quotidianità.
Di Rafael Spregelburd si conosce ormai pressoché tutta la teatrografia: Bizarra, Eptalogia di Hieronymus Bosch e Lucido sono i titoli con cui il pubblico italiano ha imparato a familiarizzare, complice anche il Premio Ubu 2010 come migliore novità straniera. Nella diffusione in Italia delle opere dell'autore argentino hanno avuto una parte fondamentale Manuela Cherubini, che lo ha tradotto e messo in scena, e Franco Quadri, che lo ha pubblicato presso la Ubulibri.
Sembra arrivato il momento di affondare i denti nella Eptalogia, e ha iniziato proprio la Cherubini portando in scena La modestia, terzo dei sette vizi descritti da Spregelburd. Questa produzione, che ha visto la collaborazione di Fattore K, Psicopompo Teatro e Rialto Santambrogio, precede di una manciata di mesi il debutto dell'allestimento che Ronconi presenterà al Festival dei Due Mondi di Spoleto.
L'Eptalogia rappresenta il ribaltamento dei vizi capitali descritti nel Medioevo in sette peccati contemporanei: una sorta di specchio, uguale e contrario, della celebre tavola dipinta all'inizio del XVI secolo dall'olandese Hieronymus Bosch.
Hieronymus Bosch, Sette peccati capitali |
La modestia descritta da Spregelburd corrisponde alla superbia, e il gioco dello specchio è facilmente individuabile se si pensa che viene analizzata la falsa modestia, quella che spinge a far credere agli altri di essere meno di quello che si è perché è più comodo e sgrava dalle responsabilità. La falsa modestia contiene una radice di superbia, che si manifesta all'esterno attraverso la finta umiltà di chi fa credere di sentirsi inferiore e si comporta con un certo vittimismo.
Spregelburd sperimenta una distribuzione dei personaggi complessa: come nella maggior parte delle opere della Eptalogia (La stravaganza, La stupidità, La paranoia, La cocciutaggine), anche ne La modestia gli attori sono chiamati a interpretare più ruoli. Quattro attori interpretano otto personaggi appartenenti a due mondi diversi e distanti sia geograficamente che cronologicamente: la Buenos Aires contemporanea e un paese dell'Est europeo in un tempo passato. Due coppie incrociano le loro vicende dando vita a due storie autonome e indipendenti l'una dall'altra, ma accomunate dalla ricerca dell'amore dell'altro, dalla finta modestia e dagli equivoci.
"Lui aveva ragione a disprezzarmi (...) la colpa è stata mia. Io mi sono rimpicciolita fino a scomparire. E' colpa mia se la vita mi passa accanto senza vedermi". In questa battuta del personaggio di Anja è racchiusa l'essenza dell'idea di modestia come peccato.
Lo spettacolo sottolinea il ritmo velocissimo con cui, nel momento culminante della scena, si passa da una storia all'altra, e mostra involontariamente l'eccessivo meccanicismo del testo: la dinamicità genera confusione nello spettatore, la cui comprensione è difficoltosa per effetto della trama non lineare delle singole storie e del montaggio quasi cinematografico delle scene.
L'ambientazione è solo in apparenza naturalistica: la riproduzione del salotto mostra dettagli quotidiani e un calore famigliare, ma nell'esplicitare la finzione scenica (gli attori sono sempre a vista del pubblico, anche quando non recitano e sono seduti sul fondo) e nel delimitare artificiosamente l'area del palcoscenico in cui agiscono i personaggi, lo spettacolo afferma l'antinaturalismo dell'allestimento. Forse, dunque, la ricerca di una recitazione naturalistica non è la scelta più adatta a questo testo; inoltre gli attori (fa eccezione Alessandro Quattro nel doppio ruolo di Terzov e San Javier) non hanno offerto un'interpretazione incisiva, necessaria per dare chiarezza se non al testo (per le difficoltà che abbiamo detto) almeno ai rapporti emotivi tra i personaggi. L'impressione è che la regia della Cherubini, invece che adattare il testo alle regole del palcoscenico, si faccia dominare da una drammaturgia che non convince totalmente, come nel caso di Lucido. Si sente la mancanza di quella comicità nera che dava una precisa identità alla scrittura di Spregelburd, e alla fine dello spettacolo si ha la sensazione che il confine - sottile - tra virtuosismo ed esercizio di stile non sia sempre mantenuto.
visto al Teatro Out Off il 16.IV.2011
LA MODESTIA
di Rafael Spregelburd
traduzione e regia Manuela Cherubini
con Hervé Guerrisi (Smederovo/Arturo), Alessandro Quattro (Terzov/San Javier), Gaia Saitta (Anja Terezova/Angeles), Simona Senzacqua (Leandra/Maria Fernanda)
(durata dello spettacolo: 1h50’)
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