domenica 10 aprile 2011

LA CADUTA DEGLI DEI

Leggi che la regia è di Patrice Chéreau, e pensi che lo spettacolo sarà poesia, eleganza, metodo. Vedi in locandina Pascal Greggory e Valeria Bruni Tedeschi, e ti aspetti interpretazioni maiuscole, di quelle che fanno venire la pelle d'oca e gli occhi lucidi.
Foto di Pascal Victor
Questo Reve d'automne, invece, ha ben poco di onirico, se si esclude il sonno che rischia di cogliere gli spettatori in platea. Sulle blasonate tematiche con cui è stato pubblicizzato lo spettacolo (amore, morte, sesso) prevale la noia.
Il testo (autore Jon Fosse, norvegese) ruota intorno a una coppia che si incontra dopo molto tempo in un cimitero: inizialmente sembrano conoscersi appena ed essere stati prevalentemente amanti, poi il testo scava (o ha intenzione di farlo) nel rapporto di coppia, svelando che Uomo ha lasciato la moglie per iniziare la relazione con Donna (i personaggi non hanno nome, a significare che sono simboli universali della coppia contemporanea), rappresentando l'attrazione sessuale tra i due personaggi, mostrando altri personaggi chiave della vita dei protagonisti, come la madre insistente e fastidiosa di Uomo, o suo figlio, che vaga per la scena emaciato e sconvolto prima di morire.
Il primo limite sta proprio nel testo, che non racconta nulla: Jon Fosse è noto per le tematiche introspettive, ma qui siamo di fronte a eccessi di verbosità che annullano qualsiasi azione, che moltiplicano i salti temporali fino a disorientare lo spettatore, che non approfondiscono le tematiche ma sembrano piuttosto girare sempre intorno al medesimo punto, ripetendolo in infinite varianti fino alla noia.
I momenti migliori della regia sono i cinque minuti iniziali: i personaggi si aggirano per l'enorme scena in silenzio, creando aspettativa e curiosità. Poi iniziano a parlare, e la magia finisce.
Una magia che la regia di Chéreau ha tentato di evocare ambientando lo spettacolo al Louvre nelle vere sale del museo: sicuramente la suggestione di trovarsi in un ambiente così intimo e a distanza ravvicinata dagli interpreti raggiungeva risultati di coinvolgimento più efficaci. In tournée viene proposta una scenografia che riproduce fedelmente, fin nel minimo dettaglio (altra rara nota positiva), la sala originale del museo parigino, perdendo tutta l'efficacia suggestiva. Lo spettacolo evidenzia l'incomprensibile incoerenza tra le parole del testo (che si riferiscono al cimitero nell'originale di Fosse) e l'ambientazione museale: leggere le targhe delle opere esposte come fossero lapidi non ci è sembrato uno spunto convincente.
Tra le stanze del Louvre vagano, dunque, i due protagonisti interpretati da Pascal Greggory e Valeria Bruni Tedeschi. Se in Greggory è evidente la sensibilità attoriale che lo porta a scavare nelle intenzioni del personaggio, Valeria Bruni Tedeschi rimane un mistero: cos'ha di speciale? La sua voce è irritante e inadatta a rappresentare Donna, non varia mai intonazione, non emoziona, e soprattutto indossa un orribile paio di sandali che fanno un rumore che evoca la spiaggia in agosto, più che il Louvre in autunno.
Quando entrano in scena gli altri personaggi va solo peggio: nessuno di loro offre un'interpretazione memorabile, dando piuttosto l'impressione di essere un insieme eterogeneo per nulla amalgamato.
Nel complesso la regia di Chéreau è sembrata calibrata sul linguaggio cinematografico: le musiche che spesso facevano da sottofondo continuo, la prossemica dei personaggi, l'insistenza sulle espressioni del viso sono sicuramente più adatte al grande schermo. 
A noi resta il rimpianto di essere presenti nel luogo per eccellenza, il teatro, in cui l'essenza è lo scambio tra palcoscenico e platea, e di non aver percepito nessuna intesa tra i due mondi.
visto al Piccolo Teatro Strehler il 7.IV.2011

REVE D'AUTOMNE
di Jon Fosse
regia Patrice Chéreau
con Pascal Greggory (L'Uomo), Valeria Bruni Tedeschi (La Donna), Bulle Ogier (La Madre), Bernard Verley (Il Padre), Marie Bunel (Gry) 
e con Michelle Marquais, Alexandre Styker
scene Richard Peduzzi
costumi Caroline de Vivaise 
luci Dominique Bruguière
ideazione del suono Eric Neveaux
traduzione dal norvegese Terje Sinding

2 commenti:

  1. ...oh, come concordo. ho fatto anche io la recensione anche se non è ancora stata pubblicata. e ho scritto quasi le stesse cose, sebbene sia stata accusata di essere troppo dura...francesca scimmie nude

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  2. Questa comunanza di opinione mi fa molto piacere! Penso che si debba avere una brechtiana "irriverenza" nei confronti dei Grandi, mi spiace che l'oggettività venga fraintesa con "durezza".
    Al motto di "integerrime sempre!" ti anticipo che verrò a vedervi il 26!

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