domenica 13 marzo 2011

SOGNO LUCIDO O REALTA' ONIRICA? SORPRENDENTE COMMEDIA DI SPREGELBURD

Ancora la famiglia al centro dell'indagine del mezzo artistico teatrale. Luogo di violenze invisibili e indelebili, in cui i personaggi cercano di trovare la propria identità. Luogo che dovrebbe essere di rifugio, protezione, aiuto nel percorso di affermazione del sé, e che invece si rivela il primo ring in cui si è chiamati a combattere. 
Combattono e si combattono a vicenda i protagonisti di Lucido, nuova commedia (ma la definiremmo meglio tragicommedia) del giovane (classe 1970, ma da noi un quarantenne è artisticamente un neonato) "teatrista" (autore, attore, regista teatrala) argentino Rafael Spregelburd, che abbiamo imparato a conoscere grazie a Bizarra, la "teatronovela" presentata al defunto (o forse no) Napoli Teatro Festival, e che ha vinto il Premio Ubu 2010 come migliore novità straniera, e grazie all'Eptalogia di Hieronymus Bosch pubblicata da Ubulibri. 
La trama si dipana nelle pieghe di una storia famigliare inquietante e surreale: una figlia bambina dona un rene al fratellino in fin di vita; dopo quindici anni di assenza da casa torna a riprendersi l'organo prestato. Si scatenano dinamiche esplosive tra tutti i componenti del nucleo domestico, compreso il nuovo amico della madre, in un ritmo scandito dal continuo slittamento dei piani del reale e del surreale, in cui il protagonista (il figlio a cui è stato donato il rene), paziente di una terapia psicologica bizzarra, apira al raggiungimento del "sogno lucido", di quel sogno in cui si mantiene la lucidità necessaria per controllare gli eventi.
L'essenza della scrittura di questo testo emerge nella regia discreta della compagnia Costanzo/Rustioni: discreta perché non cede alla tentazione di sovrascrivere una tessitura comica che sarebbe risultata ridondante e fastidiosa. Spregelburd scrive calcolando le risate: sa quando far ridere il pubblico e quando tenerlo con il fiato sospeso; gioca con il ribaltamento di prospettiva, con l'effetto sorpresa dei continui (ma non ridondanti) colpi di scena, fino all'ultimo coup de théatre che spiazza lo spettatore senza preavviso sorprendendo le sue aspettative.
I due registi scelgono l'unica via efficace per la messinscena, quella del naturalismo, sia nella recitazione che nell'allestimento della scena (con dettagli iperrealistici). Le luci descrivono le ambientazioni: quella onirica e quella reale, ma il realismo del salotto è così esasperato da farcelo percepire come surreale. Insomma la creazione di Spregelburd è pirotecnica e forse eccede nel virtuosismo della scrittura quel tanto che basta da rendere difficile la partecipazione emotiva. 
Il testo, pur nel divertimento dei movimenti della trama, lascia molti argomenti di riflessione, tra cui i più incisivi sono l'affermazione del sé di Luca, il protagonista, la valutazione sul valore di una vita troncata all'apice o portata avanti con le difficoltà della crescita scandita da insuccessi e delusioni, i legami famigliari così complicati da gestire e da vivere.
"Ogni casa è un mondo", dice la madre, e quella che ci si propone è una famiglia costruita su un "patto di menzogne e trapianti"
La partitura comica è incarnata in maniera impeccabile da Milena Costanzo che interpreta la madre con un naturalismo raro. Accanto a lei Roberto Rustioni nell'antitetico doppio ruolo del cameriere/amante. Non al loro livello i due giovani, Maria Vittoria Scarlattei e Antonio Gargiulo.
visto al Teatro i il 12.III.2011

LUCIDO
di Rafael Spregelburd
traduzione di Valentina Cattaneo e Roberto Rustioni
con Milena Costanzo, Roberto Rustioni, Antonio Gargiulo, Maria Vittoria Scarlattei   

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